Gazzetta dello Sport – La maledizione dei numeri uno

L’emblema è la faccia triste di Gianluca Curci, terzo della squadra che a vent’anni sembrava roba sua. Luis Enrique aveva cominciato una bizzarra rotazione del secondo portiere, lui era in panchina nella prima ufficiale e nella prima di campionato, Lobont la prima volta che Stekenburg è stato costretto a uscire. Con l’Inter il romeno non ha preso gol, fine dell’alternanza e delle speranze di Curci.

Porta a porta La Roma è un obiettivo lontano, per i portieri in erba: ancora con Capello bastava imporsi in Primavera (Marco Amelia) per fare il terzo coi grandi, ora il terzo va di moda prenderlo esperto, e il numero 1 dei giovani rischia una brutta fine. Tra quelli visti a Trigoria negli ultimi anni c’è chi è stato condannato per il calcio scommesse (Marco Paoloni), chi è sceso in C2 (Frasca, nel 2009-10 imbattuto fino all’11a giornata), chi si allena da svincolato, e chi ha lasciato perdere, e vende aspirapolvere porta a porta.

Pietro Pipolo, che andò una ventina di volte in panchina coi grandi e vinse uno scudetto Primavera da protagonista, era finito a Cipro, è tornato e aspetta una nuova chiamata. Maiorani nel 2005 era a Castelrotto con Spalletti, nel 2008 al Boville Ernica, neanche titolare. L’ultimo caso è Simone Perilli, classe ’95: a 15 anni era con la Primavera, in estate non ce lo hanno portato, quando si è ritrovato in panchina con gli Allievi ha detto qualche parolina di troppo. Già nazionale Under 16, ora è fuori rosa, facile che a dicembre la Roma gli regali il cartellino e finisca a cercar fortuna al Nord. Come Carlo Zotti, quello che voleva smettere per suonare la chitarra: ora è a Bellinzona, titolare nella A svizzera, e non gli è andata neanche troppo male.
Gazzetta dello Sport – F. Oddi

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