Coppa sua

AS Roma Match Program (T.Riccardi)30 ottobre 2001, 10 aprile 2018. Diciassette anni, 6006 giorni e 586 presenze con la maglia della Roma tra campionato e coppe. Da Roma-Anderlecht 1-1 a Roma-Barcellona ancora da giocare. Un’era, un’epoca, l’epoca di Daniele De Rossi. Una storia nata in Champions League e che sempre nella competizione più importante aggiungerà un altro capitolo a questa militanza quasi maggiorenne. Quando si parla di De Rossi forse non si ha mai la misura esatta di quanto questo giocatore sia stato importante e unico nella storia giallorossa. Se Francesco Totti è stato un simbolo autentico del club e una bandiera come non esistono più nel calcio, l’attuale capitano ha rappresentato esattamente la stessa cosa. Con meno numeri e picchi dello storico numero 10, ma con il medesimo senso di appartenenza. “Ho un solo rimpianto, quello di donare una sola carriera alla Roma”. “Io la maglia della Roma la levo solo per lanciarla ai tifosi”. “Ho bisogno di questa maglia per giocare a pallone in una certa maniera”. “La Roma la amo troppo, viene dopo mia figlia. Non è ruffianeria. Quando segno non posso fare le orecchie alla Toni, non ci riesco. Mi viene da baciarla, la Roma”. “La maglia della Roma è come un’armatura”.

Probabilmente DDR non arriverà mai alle statistiche del totem per partite giocate e gol fatti, ma resterà un altro calciatore quasi irraggiungibile per tutti quelli che verranno dopo nelle diverse graduatorie di merito. E ce n’è una in cui De Rossi si appresta a diventare leader. Quella delle presenze in Champions. Dovesse scendere in campo con il Barcellona, il centrocampista agguanterebbe ed eguaglierebbe Totti nella classifica all-time dei romanisti nel massimo torneo continentale. Al momento, Daniele è secondo a 56 apparizioni e tampina Totti a 57. Giocando almeno un minuto il ritorno dei quarti di finale con i catalani, salirebbe al primo posto facendo compagnia a Totti in attesa di una nuova chiamata europea. Che sia in semifinale (speriamo…) o in un’edizione futura lo scopriremo solo vivendo. Nell’elenco delle 56 partite, sono comprese le due sfide del preliminare con il Porto dell’agosto 2016. Non memorabile per il 16 il ritorno con i portoghesi per via dell’espulsione nel primo tempo per un piede a martello su Maxi Pereira. Tuttavia, la Champions per De Rossi è stata soprattutto cose belle. Qualche fotogramma in ordine sparso, oltre all’esordio contro la formazione belga in cui sostituì il centrocampista serbo Ivan Tomic.

Il primo gol con il Real Madrid nel 2004, che non servì per il successo ma fece capire al mondo quanto fosse forte quell’allora numero 4 con i capelli biondi. Il colpo di testa vincente con lo Shakhtar Donetsk nel 2006, che invece servì eccome nel 4-0. Stessa edizione, ma anno 2007, la rete annullata ingiustamente con il Lione a La Gerland. Una zuccata imprendibile per Coupet, ma non considerata regolare per un fallo – mai fallo – visto dall’arbitro spagnolo Gonzalez. Per fortuna non incise sul risultato e sulla qualificazione. Non incise sul risultato e sulla qualificazione nemmeno la girata a Old Trafford che De Rossi trasformò in gol nel 7-1 per i “red devils”. Trasformazione da manuale, ma effimera per il tabellino dato che significò il 6-1. Ma troppo romanista fu il gesto di Daniele una volta vista la sfera entrare in rete. Un accenno di corsa a riprendere il pallone in fondo al sacco, salvo poi ripensarci una volta preso atto del risultato. La sconfitta fu dolorosa, come quella del 2014 in casa con il Bayern Monaco sempre per 7-1. Delusioni enormi, che però non hanno mai scalfito la sua voglia di legarsi a vita.

Noi dobbiamo ringraziare di essere nati romanisti anche dopo i 7-1, anche dopo aver perso contro il Napoli giocando male. Io ringrazio sempre di essere nato romanista. Ricordiamocelo anche quando le cose andranno male”, disse in diretta tv a Mediaset dopo il 3-0 al Chelsea del 31 ottobre 2017. Storia recente, quest’ultima. Meno recente è la notte magica di Madrid del 2008 che valse i quarti di finale con una prestazione sontuosa in coppia in mezzo al campo con Aquilani. Poi, nel 2010, il sigillo al Bayern Monaco utile nella rimonta romanista da 0-2 a 3-2 in casa. Quel successo ipotecò la qualificazione nel girone. Non potè partecipare agli ottavi di ritorno con l’Arsenal nel 2009 per squalifica. Un peccato, con la finale che si sarebbe giocata all’Olimpico e una voglia matta di arrivarci. Al ritorno, la Roma uscì ai rigori dando tutto. Con De Rossi in campo l’epilogo sarebbe stato forse diverso. Magari con un rigorista in più su cui contare. Chissà. È il passato ed è passato. Per il futuro, invece, la Champions League resterà la coppa sua. Con più presenze di tutti. Pure di Totti.E ho detto tutto…”, avrebbe osservato Peppino De Filippo.

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