Conti: “Orgoglioso di essere rimasto alla Roma, onorato di portare ancora addosso questi colori”

Il 28 novembre del 1990, in occasione dell’andata degli ottavi di finale di Coppa Uefa contro il Bordeaux, Bruno Conti collezionava la sua ultima presenza con la maglia della Roma, entrando a dieci minuti dalla fine. A 30 anni da quel giorno, Marazico ha rilasciato una lunga intervista al sito del club. Di seguito le sue dichiarazioni:

“Non potrò mai dimenticare la faccia di mio padre, tifoso romanista, quando gli diedi la notizia che io ero stato preso dalla Roma. Era l’uomo più felice del mondo. Andavo a giocare per la squadra del suo cuore”.

Sull’ultima presenza e sull’addio alla Roma.

Non vi nascondo che, come per tutti i grandi giocatori, anche per me quell’ultima stagione fu delicata. Ricordo il boato dello Stadio Olimpico al mio ingresso in campo in Roma-Bordeaux. Ricordo le voci dei tifosi che strillavano il mio nome. Devo ringraziare loro, se ho potuto avere quegli ultimi dieci minuti. Capii quel giorno che non avrei trovato più spazio in quella squadra. Inutile negare che, rivedendo il film di Francesco Totti, ho ripensato a quell’anno tormentato, culminato anche per me con il dilemma se proseguire con una nuova esperienza oppure legarmi per sempre a questi colori. Non mancarono le richieste da parte di altri club. Ma io ero cresciuto nel vivaio della Roma e nella Roma avevo esordito con Nils Liedholm. Dopo diciassette anni che vestivo questa maglia, non potevo proprio vedermi con una divisa diversa. Preferii smettere. Organizzai il mio addio al calcio assieme a Gilberto Viti (storico segretario dell’area organizzativa, ndr). È stato giusto così: io sono nato nella Roma.

Dopo l’addio al calcio giocato…

Mi piaceva allenare. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, feci quindi i corsi all’Acquacetosa e a Coverciano. La Roma mi chiamò e mi affidò i ragazzi del 79/80: Blasi, De Vezze, Moscardelli. Provai una gioia indescrivibile. Perché puoi essere stato anche un bravo calciatore, ma quando si tratta di allenare, devi fare la gavetta. E così è stato per me. Quando poi Ermenegildo Giannini (papà di Giuseppe, ndr) lasciò il Settore Giovanile, la Società lo affidò a me. A me piaceva allenare, ma non potevo dire di no alla Roma. Così, mi sono calato in questo ruolo e mi sono tolto parecchie soddisfazioni.

Bruno Conti oggi.

Oggi sono sempre qui. Sono onorato di portare ancora addosso questi colori. Perché qui si parla della Roma. E la Roma è qualcosa che non si discute, ma si ama. Soprattutto per chi come me nella Roma ci è cresciuto. Sono orgoglioso di essere rimasto in questa grande famiglia.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti