Conferenza Di Francesco: “Ci manca ancora qualcosa per diventare una squadra importante sotto tutti i punti di vista” – VIDEO

Pagine Romaniste (Da Trigoria F.Biafora) – Alla vigilia della gara contro il Sassuolo, ultima partita del 2017 giallorosso, il tecnico della Roma Eusebio Di Francesco ha parlato in conferenza stampa. Queste le sue parole:

Domani ultima partita dell’anno. Che bilancio fa dei suoi primi mesi ala Roma?
Ne mancano due, visto che abbiamo un recupero da affrontare che pesa nella classifica e non vediamo l’ora di giocarlo per rimetterci in paro a livello di gare e dare un giudizio più compiuto. Abbiamo fatto delle ottime cose, siamo cresciuti tanto ma ci manca ancora qualcosa per diventare una squadra importante sotto tutti i punti di vista. Questo deve spronare la squadra per cercare di lavorare ancora meglio e mentalizzare alcuni concetti per esprimersi con maggiore continuità.

Quali sono le sue sensazione in vista della prima partita da ex contro il Sassuolo? Come giudica il lavoro di Iachini fino a questo momento?
Non ho mai ringraziato il Sassuolo per il percorso che ho fatto, in cui ho conosciuto gente straordinaria, ho condiviso delle cose che mi porterò sempre dentro. E’ stato un amore grande ed un percorso bellissimo, a volte rivedo delle immagini o leggo interviste e mi emoziono ancora. Ad esempio il gol di Missiroli quando abbiamo vinto il campionato di B, è stato davvero emozionante. Ringrazio davvero tutti, partendo dai magazzinieri e da chi si nota di meno. Per quanto riguarda Iachini credo che stia uscendo il lavoro, anche fisico, svolto da Bucchi in precedenza ma conosco molto bene Iachini, è un martello e ha dato solidità ad una squadra che prima concedeva di più. Nell’ultimo periodo ha fatto dei risultati veramente importanti.

Ci sono due ex: Pellegrini e Defrel. Che tipo di impatto stanno avendo nella Roma?
Pellegrini è un ’96 sta giocando tanto, magari qualcuno pensa che dovrebbe giocare sempre, ma poi giocando ogni partita non si potrebbe esprimere al meglio. E’ un giocatore di grandissima prospettiva, non solo a livello italiano ma di prospettiva internazionale, sono molto contento di questo ragazzo con il quale sono ormai tre anni che ci lavoro, è in continua crescita ed ha anche maggiore personalità sia negli allenamenti che in partita. Per questo lo ritengo uno dei titolari di questa squadra. Defrel è stato davvero sfortunato, non solo per gli infortuni che lo hanno bloccato ma anche perché non è riuscito a fare gol, avendo creato molte occasioni pericolose, è un peccato. La settimana scorsa ha ripreso una botta, guarda caso nello stesso punto in cui l’aveva presa a Genova e sta cercando di smaltire questo piccolo problema. Ci auguravamo di recuperarlo per questa partita e invece non sarà nemmeno convocato.

Riguardo alla concretezza in attacco che risposta stanno dando soprattutto gli attaccanti?
Dirlo oggi lascia il tempo che trova, sarebbero solo chiacchere e se ne fanno tante. Noi dobbiamo portare in campo questa concretezza, dimostrare che stiamo superando queste difficoltà, più che nel creare nel fare gol, perché questa squadra anche a Torino ha dimostrato di saper creare molte occasioni contro la Juventus che concede sempre poco agli avversari. Anche la partita con il Torino è stata emblematica per la mole di gioco e le occasioni create. Il risultato cambia i giudizi e ci sta, è il nostro lavoro e noi dobbiamo rispondere sul campo. Mi auguro di creare anche meno ma di fare più gol come in passato ci riusciva.

Per l’inserimento di Schick resti fermo sull’idea di partire con il 4-3-3?
Quando si parla di numeri bisogna avere delle conoscenze. Se parliamo di 4-2-3-1, il sistema di gioco lo fanno le caratteristiche dei giocatori, quando l’uomo dietro la punta è un centrocampista o un trequartista allora è 4-2-3-1, quando invece è un attaccante allora è un 4-2-4. Quello che ho messo in campo a Torino è un 4-2-4, e l’ho già messo in campo spesso. Raramente ho messo in campo il 4-2-3-1, l’abbiamo fatto con il Napoli inizialmente, e in partite in corsa come a Milano contro il Milan. Quando voglio spostare gli equilibri e riempire l’area mi metto 4-2-4. Questa è scelta è dettata dal fatto di mettere giocatori più abituati a fare gol però questa squadra ha trovato dei meccanismi tali che non dobbiamo buttare per aver perso due partite. L’equilibrio deve essere anche nella mia testa e nei giudizi che andiamo a fare. Quindi giocheremo o con il 4-3-3 o con il 4-2-4, il modulo con il trequartista non è una cosa che in questo momento ho nella testa, poi magari lo rifarò.

Potreste partire già dall’inizio con il 4-2-4?
Potrei optare per le due cose. Non do vantaggi agli avversari, ma nella testa potrei avere in mente di cambiare qualcosa per migliorare la squadra. E’ tutto e il contrario di tutto, poi alla fine è solo il risultato che fa la differenza. Nelle scelte bisogna avere grande equilibrio e ponderatezza. Non vi dirò domani come partirò, Schick giocherà dall’inizio, gli altri dieci li vedremo.

Monchi ha ribadito di non voler fare acquisti nel mercato di gennaio. Sei sulla stessa linea d’onda del direttore sportivo? Le piace il nome di Badelj?
Ti devo dare il titolo? (ride, ndr). Sono in piena sintonia con il direttore, ma parlare di mercato o di giocatori in questo momento non mi interessa, ho tanto da sistemare con i miei, devo pensare al Sassuolo e cercare di portare a casa sei punti che sono l’obiettivo primario di questo momento, aldilà del fatto che dobbiamo migliorare se vogliamo mantenerci competitivi. Magari ne parleremo più avanti di quelle che possono essere le idee di mercato. In questo momento si dice così poi magari le cose possono cambiare. Il mercato è comunque l’ultimo dei miei pensieri.

Come si supera questo primo momento difficile?
Il periodo difficile a Roma magari l’ho avuto in partenza, abbiamo fatto qualcosa di straordinario per quello che riguarda la Champions con la qualificazione. In campionato siamo in piena corsa per dare fastidio alle squadre che sono davanti. Per poter ripartire bisogna vincere, non ci sono altri rimedi. La mia forza come lo è stata in altre occasioni è nel saper prendere le sconfitte nel modo giusto, per capire dove possiamo fare meglio, ma questo è avvenuto anche dopo le vittorie, perché non sempre sono arrivate come volevo io, ben venga però una vittoria sporca. Domani abbiamo un solo obiettivo: vincere. Anche contro il Sassuolo che sta attraversando un buon periodo, in cui ha fatto tanti punti, ma noi abbiamo bisogno di vincere, aldilà dell’avversario.

Ieri De Rossi ha parlato dell’abuso del termine ‘vincere’. Secondo lei c’è questo abuso perché non si vince da dieci anni?
A livello motivazionale è una parola che a me piace moltissimo. Vincere significa tante cose, vincere lo scetticismo, ottenere risultati importanti e migliorare i giocatori, può farli arrivare in Nazionale. Ma l’importante resta vincere sul campo e usare questo termine nel modo giusto, per cui non vincere a tutti i costi ma attraverso una mentalità ed è quello che sto cercando di portare io a Roma ed è quello su cui stiamo lavorando con i ragazzi. Ma vincere significa anche imparare un po’ dagli altri, avere la determinazione, la cattiveria agonistica che noi non sempre abbiamo dimostrato di avere, quella che invece ha avuto la Juventus specialmente nei primi sessanta minuti della gara.

Quanto si sente cresciuto rispetto al periodo nel Sassuolo? Che voto si da per questi primi sei mesi a Roma?
Io voti non me ne do, non li do nemmeno agli altri. Li date voi e li accetto perché fa parte del gioco ed è giusto che sia così. Io sono contento per le sensazioni che ho nel vivere questo cambiamento. Però è troppo sottile il confine tra bene è male per questo dobbiamo ripartire con una vittoria, per non perdere questa crescita che c’è stata nell’ambiente ma anche nella squadra. La partita di domani è molto importante. Per quanto riguarda la mia esperienza, è molto diversa da quando facevo il calciatore, perché ora devo guardare più a 360 gradi, però mi sento integrato e mi piace, sono molto stimolato. L’esperienza di Sassuolo è stata basilare per cercare di trasmettere qui determinate cose. Mi piace quando sento parlare di famiglia, stiamo cercando di far diventare il nostro ambiente una famiglia, in tutti i sensi.

Come ha reagito Schick in settimana dopo l’errore contro la Juventus?
Sbagliare un gol così in una partita così importante, pesa enormemente, ma lui deve avere la forza di superarlo. In questo momento è il giocatore a cui bisogna stare più vicino perché prima di tutto è un capitale della società e poi è davvero forte. I gol li sbagliano anche i grandi campioni, lui ancora non lo è. Deve afre ancora tanta strada, nonostante abbia grandi qualità. L’aspetto principale su cui abbiamo lavorato è quello psicologico di superare prima possibile quest’errore contro la Juventus e non deve passare che noi non abbiamo pareggiato quella partita per colpa di Schick. Sarebbe assurdo.

La mancanza di gol è dettata dal fatto che anche i centrocampisti stanno segnando poco? E’ ancora convinto che Nainggolan da mezz’ala possa fare 18 gol?
Magari di 18 no, se li dividono con gli altri sarei contento. Credo che Nainggolan l’anno scorso ogni volta che tirasse da 25 metri la mettesse all’incrocio, ci sono anche delle annate particolari. L’anno prima ne ha fatti 5 o 6. Anche Di Francesco un anno ha fatto 8 gol e non ero un fenomeno. Ci sono quelle annate in cui ti riesce tutto, Radja ha delle qualità importanti, ma da mezz’ala può migliorare l’attacco della porta. Si trova spesso più al limite che dentro l’area, dove potrebbe fare gol in più, ha avuto molte chance per poter segnare, in alcune occasioni è stato bravo il portiere, in altre è stato poco preciso lui. Mi auguro che possa arrivare a farne tanti, per quello che ho detto mi do voto 4, ma spero che arriverete a darmi 10 tra un po’ se li fa. Voglio essere positivo in questo senso, e mi auguro che sia i centrocampisti che la squadra in generale ricominci a segnare con facilità. E’ riduttivo parlare di Nainggolan, me lo dite perché tornate al fatto che l’anno scorso giocava dietro la punta, ma con me dietro la punta non ci gioca, ci deve arrivare nello sviluppo della manovra.

La Roma dipende da i gol di Dzeko?
L’Inter ha fatto 40 punti e di gol di Icardi ce ne sono stati tanti. E’ fondamentale che l’attaccante ritorni a segnare, lui ha dimostrato di avere il gol nel sangue e ne ha fatti tanti. Per statistica è uno dei giocatori che calcia più in porta del campionato, ha avuto meno lucidità o meno fortuna nell’ultimo periodo, ma deve tornare a fare gol. Sicuramente se Dzeko di ferma 8-10 gol non potremmo ambire a qualcosa di importante. Non so il perché si sia fermato, l’unica risposta che ho è continuare a stimolarli e cercare di lavorare su determinati movimenti. Magari quando l’attaccante non segna da un po’ si ferma perché dice tanto il pallone non arriva lì, e poi magari ci arriva. Dobbiamo essere bravi a crederci un po’ di più, a credere che il nostro compagno possa metterci il pallone giusto per fare gol.

La Roma non dovrebbe impegnarsi di più nel cedere i suoi gioielli ad una diretta avversaria?
La sconfitta di Torino passa attraverso una prestazione di squadra in cui potevamo rimediare e fare gol successivamente e a tante altre attenzioni che potevamo avere difronte ad una squadra forte come la Juventus, che ha qualcosa in più di noi. Loro sono una squadra forte, già il fatto di tenere Dybala in panchina, indica quanto sono forti. Però già il fatto di competere indica che siamo vicini, e che potevamo fare qualcosa in più. Quello delle cessioni è un discorso più societario, da quando ci sono io è andato via Salah, ma le motivazioni non le darò mai io. Dietro alle dinamiche di mercato vi assicuro che un allenatore c’entra molto poco. Ma succede anche alla Juve, non soltanto alla Roma.

 

 

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