Che Darboe: e non abbiamo visto tutto

Corriere dello Sport (F.M. Splendore) – Dall’estremo occidente dell’Africa risalendo fino alla Libia. E poi il barcone, uno di quei barconi dove salgono migranti che drammaticamente non arrivano sull’altra costa. Ebrima Darboe ci è arrivato, in Sicilia, l’Atlantico è diventato Mediterraneo. E da lì Rieti, la casa famiglia. E da lì Trigoria, dove Ricky Massara e Massimo Tarantino lo vedono e lo portano ad Alberto De Rossi.

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Abbiamo cominciato a vederlo Darboe, lo ha visto Mourinho, in tv da Londra, e ha già fatto sapere che lo vuole in ritiro. Per inserirlo nel progetto della Roma dei grandi. Ma ognuno di noi, Special One compreso, non ha ancora visto tutto del talento dell’Africa. Dall’estate del 2017 Alberto De Rossi ci ha lavorato assieme al suo staff. E, giorno dopo giorno, Ebrima ha cominciato a dare le risposte attese.

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Personalità, già a 17 anni, praticità, concretezza, una tendenza naturale a non esaltarsi. In campo gli hanno tirato fuori quel tesoro di materiale grezzo che pure c’era: il senso tattico, la verticalità, l’imbucata da dietro quel reitare il gesto attraversando anche due linee di passaggio avversarie. Darboe ha fatto la mezzala, ha giocato trequarti, passaggi necessari perché se poi ti chiamano in prima squadra devi saper essere “per il re e per la regina” come si dice a Roma: dove e come serve. E attenzione, perché è qui che dovremo ancora scoprirlo: l’inserimento, il tiro, il colpo di testa, sono attitudini elaborate da quel materiale grezzo. A Mou, nel suo 4-2-3-1 servirà molto anche questo.

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