Chape nel nome di Francesco

Il Messaggero (A.Spalla) – «È un giorno benedetto». Alan Ruschel, uno dei tre giocatori sopravvissuti al disastro aereo della Chapecoense, non riesce a dire molto di più dopo aver incontrato Papa Francesco in Piazza San Pietro. Per la Chapecoense, i giorni prima dell’amichevole di domani (Stadio Olimpico ore 20.45) sono un misto fra emozione e voglia di far bene. Il club catarinense è arrivato nella Capitale martedì dopo aver fatto scalo a San Paolo e Lisbona. Il Tre Fontane è stato scelto per prendere le misure a una città che pochi giocatori conoscevano prima di questo viaggio. Ma come nasce questo legame fra Chapecò e Roma? João Carlos Maringá, direttore tecnico della formazione brasiliana, prova a spiegarcelo a margine di un allenamento: «Esistono due figure centrali in questa fratellanza: Falcao e Aldair». Il primo sarebbe «un padrino spirituale», mentre il secondo è stato fra gli ideatori del test amichevole. «Falcão è nato in una città molto vicina a Chapecò. La Chapecoense non era famosa e le persone della zona tifavano ancora per Internacional e Gremio, le squadre di Porto Alegre. Per questo in tanti si sono appassionati alla figura di Falcão, seguendo le sue imprese in giallorosso. La caduta dell’aereo è stata una tragedia, ma da quel momento in poi abbiamo ricevuto la solidarietà di milioni di persone. Aldair si è speso tantissimo affinché si facesse quest’amichevole e vogliamo ringraziarlo», spiega il dt.

L’AMBASCIATORE – A metà dell’allenamento, appare anche Jackson Follmann, il portiere sopravvissuto all’incidente del 28 novembre avvenuto sul massiccio del Cerro Gordo, a pochi chilometri da Medellin. Ruschel ci scherza a distanza: «è arrivato l’ambasciatore». Follman, avendo subito l’amputazione di una gamba, ha lasciato il calcio giocato per divenire ambasciatore della Chapecoense. Gli chiediamo di Totti e del Papa. In entrambi i casi si apre in un sorriso sincero: «Il minimo che possiamo fare è essere qui per ringraziare gli italiani e i romanisti. Totti è un idolo del calcio mondiale. Il gruppo è molto ansioso per questo match, ma comunque vada sarà una grande esperienza per la Chape. Al Papa ho chiesto di benedire il mio rosario, è stato molto emozionante. Purtroppo siamo riusciti a incontrarlo per via di una tragedia che ci ha procurato molta sofferenza».

L’APPELLO – Le famiglie delle vittime hanno chiesto che il club prenda una posizione forte sugli indennizzi per le morti. La dirigenza ha fatto sapere che la situazione sarà risolta al più presto. In questi giorni capitolini, la delegazione avrà un Cicerone speciale: il portiere Artur, in giallorosso dal 2008 al 2010 e oggi alla Chape. «Ho girato tanto, ma non ho più trovato un’amatriciana come quella di Trigoria», scherza alla fine della seduta. Ricordi ed emozioni che il prossimo novembre, in occasione dell’anniversario dell’incidente, saranno raccontati in prima tv da Dmax nel documentario “Chapecoense, un anno dopo”.

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