Cari vecchi rivali Messi e Conte per Juve e Roma. Napoli, esame City

La Repubblica (E.Currò) – Alle ore 18,40 della fastosa sera monegasca, sul palcoscenico illuminato del Grimaldi Forum, il neodirigente Totti ha visto il compagno di pesca Shevchenko artigliare dall’urna la pallina del girone C e associare la Roma al Chelsea di Conte e all’Atletico Madrid di Simeone: non proprio il massimo, anche se la matricola azera Qarabag attenua il rischio del quarto incomodo. Allora lui ha fatto una delle sue famose facce alla Totti e in platea hanno sorriso tutti, il presidente dell’Uefa Ceferin che gli aveva da poco consegnato un premio ad hoc, gli ex colleghi Cristiano Ronaldo (migliore calciatore della scorsa edizione del torneo e migliore attaccante), Messi, Buffon (miglior portiere), Ramos (migliore difensore) e Modric (migliore centrocampista) e naturalmente gli altri illustri ospiti del sorteggio della Champions 2017-18. Lo sdrammatizzatore per definizione ha poi illustrato il concetto, ovviamente col sorriso: «È stato Sheva a prendere la pallina sbagliata, è colpa sua». La pallina della Juventus, recapitata nel gruppo del Barcellona che comprende anche Olympiacos e Sporting Lisbona, si presta a duplice sentimento, così espresso dal dg Marotta: «Conviene arrivare primi, per un ottavo di finale migliore. Comunque noi siamo la Juve». La pallina del Napoli produrrà un duello tra esteti, Sarri contro il City di Guardiola. Dei resistibili Shakhtar e Feyenoord preoccupano gli ultrà olandesi, dopo l’assalto romano alla Barcaccia del Bernini. Se però l’atmosfera sul palco è stata allegramente tottiana e se le grandi hanno in generale accolto con serenità una lotteria talmente condizionata dai vincoli televisivi da diventare in qualche caso un sorteggio sui generis, appena fuori dal centro congressi si è sciolto il cerone del calcio moderno, immenso business permanente.

Nel vicino hotel Le Meridien, quartier generale del mercato mondiale, lo scettro era in mano ai re dei procuratori Mendes e Raiola. Cristiano Ronaldo era presente in compagnia delle voci madrilene sulla sua inquietudine: se Neymar guadagna 30 milioni di euro e Messi 40, può il calciatore più premiato dell’anno accettare dal Real uno stipendio inferiore? A sua volta Messi, sovrastato dai bodyguard, non ha ancora rinnovato il contratto col Barcellona e Raiola chiosa la situazione: «È tempo che provi un’altra esperienza». Il convitato di pietra Neymar è appunto la pietra dello scandalo, con la clausola rescissoria da 222 milioni. La frase del presidente del PsgNoi compriamo e vendiamo») significa per gli esperti di mercato, che ormai anche Mbappé è a Parigi, mentre il Barça pretende da Neymar 8,5 milioni di penale “per inadempienza contrattuale” e gli avvocati brasiliani del giocatore replicano con la denuncia alla Fifa del mancato pagamento dei 26 milioni di adeguamento del vecchio accordo.

Gli affari italiani – la Roma tratta Schick con sms di Totti («l’importante è che mi abbia risposto»), la Juventus prenota Höwedes (“siamo avanti”, conferma Marotta) e tenta André Silva – restano sullo sfondo. Nella sera monegasca si parla anche dei cambiamenti vorticosi del calcio, tra il Var, la nuova Champions, il nuovo Mondiale a 48 squadre, il nuovo Mondiale per club a 16 squadre, la Nations League al posto delle amichevoli delle nazionali e il tema di pertinenza Uefa discusso ieri dalla commissione club: la modifica dell’Europa League, per renderla più appetibile alle tv, sul modello della Super Champions 2018-19 con 16 club dei 4 principali campionati su 32. La riforma verrà studiata dall’Eca, l’associazione di 220 club che ha sempre più un favorito alla presidenza, al posto del dimissionario Rummenigge: Andrea Agnelli. La sua campagna elettorale è proseguita, dentro e fuori dal Grimaldi Forum.

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