Capitan futuro: «Cose mai viste»

Il Tempo (F.Schito) – Capitano che va, capitano che viene. Sarà Daniele De Rossi a raccogliere la pesante eredità di indossare la fascia da capitano, lui romano e romanista costretto, se così si può dire, ad aspettare il suo turno. La festa di ieri ha segnato anche lui, visibilmente commosso durante il giro di campo di Francesco Totti e quando gli ha consegnato il piatto d’argento con le firme da parte di tutta la squadra. Parole forti per descrivere emozioni altrettanto ingombranti da parte di Daniele: «Una cosa del genere non l’ho mai vista – le parole del centrocampista giallorosso al termine della partita -, se una città intera ha una reazione del genere per l’addio di un calciatore significa che non è stato solo un calciatore. La reazione non è normale perché la persona non è normale, non ha fatto una carriera normale. Noi possiamo solo stargli vicino e cercare di commuoverci il meno possibile anche se sarà difficile». Non vuole parlare di altro il trentatreenne di Ostia, ci sarà tempo per tutto il resto, gli occhi questa volta devono essere solo per Francesco Totti. «Ci sono persone che non sono normali come lui: ho letto uno striscione che diceva che nel calcio moderno la vera vittoria nella battaglia sono 25 anni con una sola maglia. Io lo posso capire, lui ha vinto lo scudetto ma anche vinto unendo una città che si disunisce per tutto». E se per Francesco è l’ultimo giorno, per Daniele il futuro è ancora tinto di giallorosso. Il rinnovo dell’ormai capitano giallorosso è prossimo, arriverà a giorni e lo legherà ai colori che ha sempre indossato per altri due anni. Ma guai a parlargli di firma: «Oggi (ieri, ndc) niente penne solo bandiere e stendardi per Francesco. Ci tengo e ci ho tenuto che si parlasse solo di questo. È giusto così».

Lui non ha fretta, non l’ha mai avuta in questi anni, ha sempre convissuto senza invidie con il numero 10 giallorosso che gli lascia in eredità il ruolo di capitano: «Non è importante questo, dobbiamo solo festeggiare e rendere omaggio a Totti: è il minimo che questa città possa fare». Una festa arrivata dopo una partita più complicata del previsto con il Genoa arbitro della corsa a due tra Roma e Napoli. Fino al novantesimo e oltre i giallorossi hanno dovuto sudare per conquistare un successo che sulla carta sembrava più agevole: «È giusto così che non ci abbiano regalato niente. Una volta in Italia era una vergogna, i verdetti erano decisi un mese prima della fine, invece dobbiamo andare verso questa squadra. È stata una settimana particolare, come è giusto che fosse: sono molto orgoglioso di questa squadra». Si festeggia, ma la Roma non ha vinto niente. Ha centrato la qualificazione diretta alla Champions League, portando a casa un bel gruzzolo in vista del mercato estivo e liberando Monchi e la società dal fardello di dover necessariamente vendere qualche pezzo pregiato per far quadrare il bilancio. Una notizia lieta per De Rossi che in questo vede la chiave per essere competitivi sulla corsa scudetto: «Serve non smantellare la squadra – le parole del centrocampista -, serve continuare ad avere una guida tecnica brava come quella che avevamo quest’anno e bisogna continuare così. Dobbiamo fare una squadra forte perché quelli davanti rimarranno forti e quelli dietro diventeranno ancora più forti». Proprio il tecnico è però ormai con le valigie fatte: «Aspetto quello che dirà lui però ho sentito gente felice che se ne andasse. L’augurio che faccio ai tifosi è che siano felici anche il 28 maggio prossimo perchè è difficile che chi arrivi tenga questo ritmo e faccia 87 punti».

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