Capello: “Giovani, il talento c’è ma manca il coraggio. Alla Roma lanciai De Rossi e Aquilani”

Corriere dello Sport (G. Marota) – Diminuiscono le squadre giovanili, aumenta il tasso d’abbandono 12-13 anni, le scuole calcio sono luoghi sempre più esclusivi (una retta annuale arriva a costare 700-800 euro), il talento si disperde senza approdare in Serie A (solo 7 calciatori italiani della Primavera 2018-19 hanno disputato almeno il 50% delle gare di questa stagione) e i “figli d’arte” sono ormai una consuetudine. A tutto questo fa da contraltare una Nazionale dall’età media mai così bassa (25 anni) e le giovanili azzurre che, dal 2017, hanno conquistato 4 podi nelle varie competizioni.

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Fabio Capello offre l’occhio del tecnico. Don Fabio individua due cause: “Il poco coraggio di qualche mio ex collega e i troppi stranieri presenti. Sul primo piano dico che nei vivai ci sono bravi giocatori che potrebbero essere inseriti in prima squadra e lanciati al momento giusto, ma non viene fatto forse per l’ossessione del risultato da raggiungere. Non c’è pazienza e, in qualche caso, gli allenatori il talento non lo capiscono nemmeno. Sul secondo aspetto forse si cercano gli stranieri sperando che diventino fenomeni, ma non mi sembrano tanto più bravi dei nostri“.

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È l’intuito del mister a fare la differenza in questi casi: “Alla Roma feci esordire prima De Rossi, poi l’anno dopo Aquilani. Capii subito che il primo era più pronto e poteva fare il titolare“.

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