Capello applaude: “Che bella l’Inter: è pronta al decollo. Roma, ora i gol”

La Gazzetta Dello Sport (M. Fallisi)Roma-Inter da alta pressione. Per la classifica, certo, perché sabato sera all’Olimpico si sfideranno prima contro quarta separate da tre punti appena, ma anche e soprattutto per come Gian Piero Gasperini e Cristian Chivu vedono e vivono il calcio. Aggressività, verticalità, pressione. Sì, ci sono punti di contatto, osserva Fabio Capello. Anche se…

Anche se?

“Il percorso dei due allenatori interpreta la pressione a modo proprio. Gasperini la applica a tutto campo, il suo è un marchio di fabbrica inconfondibile che gli ha permesso di fare la storia con l’Atalanta e, adesso, con la Roma. Chivu viaggia in una direzione simile, ma meno esasperata, diciamo così: la pressione alta e la riaggressione permettono alla sua Inter di creare superiorità in attacco, non appena recuperata la palla. Ma dietro la squadra rischia meno, la Roma invece accetta di esporsi di più, da qui le undici reti subite, e in Serie A non è un caso. Più che nello stile di gioco, però, trovo che Gasp e Chivu siano simili sotto un altro punto di vista.”

Quale?

“La personalità: entrambi sono capaci di entrare con grande facilità nella testa dei giocatori.”

Nonostante un gap generazionale importante e un vissuto totalmente differente in panchina…

“Gasp e Chivu partono da lontano, hanno lo stesso dna. Gasperini è arrivato a Roma a 67 anni. Con i giocatori e con l’ambiente ha subito creato un feeling speciale che ha fatto la differenza fin da subito, specialmente per il modo di giocare delle sue squadre. Chivu, prima di diventare allenatore dell’Inter, ne aveva fatta di gavetta come vice e come tecnico della Primavera. È un predestinato. Io l’ho avuto come giocatore nella mia Roma scudettata, e già allora era chiaro che avesse la stoffa del leader. Ha raccolto una squadra in macerie e l’ha riportata in alto. E sa perché? Perché certe qualità non hanno bisogno della gavetta. In questo senso mi rivedo in Chivu: anche io, prima di allenare il Milan, avevo lavorato solo nelle giovanili e mi ritrovai a guidare un gruppo di campioni che aveva vinto tutto.”

E allora, come si fa a fare clic in un gruppo così?

“I concetti fondamentali sono due. Primo: cambiare tatticamente ci sta, perché è giusto che l’allenatore dia la sua impronta, a patto di non esagerare. Lo spogliatoio di una grande squadra va maneggiato con estrema cura, sensibilità e intelligenza tattica, e Chivu all’Inter lo sta facendo: ha ritoccato senza stravolgere, ha chiesto cose semplici perché a gente come Lautaro, Bastoni e Barella non puoi chiedere la luna all’improvviso. Seconda cosa: lavorare sulla testa dei giocatori e convincerli che quello dell’Inter non è un ciclo finito, che hanno tutti ancora molto da dare. Non a caso l’Inter oggi sembra rinata.”

E i giocatori sono sempre più coinvolti.

“Ho letto le parole di Mkhitaryan sulla Gazzetta: “Scoprire la formazione a tre ore dal calcio di inizio non è qualcosa che deve piacere o non piacere, va accettato e basta”. Ecco, questo è l’esempio perfetto di un allenatore che dalla squadra ottiene le risposte giuste perché ha toccato i tasti giusti. Si chiama rispetto del lavoro, e mi pare che nell’Inter di Chivu questo non manchi”.

Difesa di ferro, ma pochi gol segnati. La Roma è una squadra poco gasperiniana?

“È una squadra che segue il suo allenatore e che in campo fa di tutto per applicare i principi di gioco di Gasperini. Sono convinto che il tempo aiuterà la squadra a essere più efficace a livello realizzativo, anche se né Dovbyk né Ferguson mi sembrano top player lì davanti. Ma Gasp è un maestro nello sfruttare le potenzialità dei suoi calciatori. E poi in rosa c’è gente come Dybala e Soulé, del quale sono un fan della prima ora: ha qualità come pochi altri in Serie A, e poi visione di gioco, tiro, imprevedibilità… Ed è giovane, il futuro è dalla sua.”

A proposito di giovani, all’Inter…

“Guardi, non le faccio neanche finire la domanda e vado dritto al punto: Pio Esposito è un patrimonio nazionale e un tesoro che l’Inter deve tenersi stretto. Basta guardarlo giocare e il quadro è chiarissimo: vede il gioco, si muove a meraviglia, ha colpi da centravanti vero. Magari è ancora un po’ troppo altruista, ma ha tutto il tempo per migliorare. E se va così veloce… Sabato, a Roma, io lo schiererei titolare insieme a Lautaro”.

Che partita si aspetta?

“Bella, avvincente, sugli esterni si può fare la differenza: Soulé da una parte, Dimarco dall’altra.”

Sarà anche Koné contro il club che aveva praticamente messo le mani su di lui.

“E avrebbe fatto benissimo: Koné è di un’altra categoria, se manca lui manca un bel pezzo di Roma”.

Anche senza Koné, però, l’Inter in mezzo va di nuovo a tutta.

“Verissimo, ho rivisto i veri Barella e Calhanoglu. La stagione passata andavano piano, ora sono più tonici, più cattivi, Chivu li ha rigenerati. E Sucic è un bel colpo.”

Roma e poi Napoli: che cosa si aspetta da questo miniciclo in trasferta dell’Inter?

“Di assistere al decollo definitivo di Chivu. La sua Inter è in fase di espansione: più gioca e più migliora, adesso manca una vittoria in uno scontro diretto…”

La Roma comanda col Napoli dopo sei giornate. E a fine stagione?

“Io credo che i giallorossi debbano puntare a tornare in Champions. La stagione sarà lunga e impegnativa, anche perché c’è l’Europa League. Ma Gasperini, all’Atalanta, ha dimostrato di saper gestire il doppio impegno: si confermerà anche a Roma.”

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