Candela: “Tra Totti e Zidane non so scegliere. Esser andato via dalla Roma il più grande rimpianto” – VIDEO

Arrivato a Roma da ragazzo, Vincent Candela si è innamorato della maglia giallorossa, legando la sua carriera al club capitolino. L’ex terzino della Roma e della Francia campione del mondo nel ’98 si è raccontato in una lunga intervista rilasciata al sito della Roma. Di seguito un breve estratto dal profilo Twitter della società e le sue dichiarazioni:

Raccontaci cosa stai facendo adesso.

Ho quattro figlie, due maschi e due femmine, sono impegnativi anche se sono grandi. Mi è sempre piaciuta la ristorazione, già da quando giocavo avevo un ristorante, oggi ho un ristorante un po’ più grande. Lavoro con Roma TV e Roma Radio. Sono in collaborazione con l’agenzia di Francesco Totti, sulla consulenza sportiva, sempre riguardo il calcio. Non ci annoiamo. Poi mi muovo un po’, gioco un po’ a paddle e poi a casa ai Castelli faccio il contadino (ride, ndr), con il trattore. Abbiamo da fare, non ci annoiamo.

Partiamo con un quiz. Quanti giocatori giocavano in Italia della rosa della Francia del ’98?

Candela, Thuram, Desailly, Djorkaeff, Boghossian, Zidane, Deschamps e basta. 9.

No, 7. Ne hai messi qualcuno in più, andiamo con la seconda. Qual è stato il tuo gol più bello con la maglia dell’Udinese?

Quello contro la Lazio, nella partita vinta 3 a 0 (ride, ndr). Un pallonetto a Peruzzi in porta.

Quante Coppe Italia ha vinto la Roma?

9.

A che minuto segna Francesco Totti in Roma-Parma, del 17 giugno del 2001?

Primo tempo, assist mio, diciassettesimo? Diciannovesimo?

La tua telecronaca del gol di Totti al Parma…

Montella, il grande aeroplanino la passa a Tommasi, che fa il suo, lancio a Candela. La stava per prendere Fuser, ma la prende Candela, grandissimo Candela con l’assist sbagliato e il gol del Capitano!

Come assist sbagliato?

Non ho fatto un bellissimo assist, lui ha fatto un gran gol, questa è la verità.

Però il passaggio era per lui…

Sì, sì. Nell’azione poi grande finta di Montella che, almeno una volta nella sua carriera ha lasciato il pallone, bravo anche lui che l’ha lasciata a Totti.

Su Capello…

Per spiegare il mio rapporto con Capello, che è il mio allenatore preferito, ognuno mi ha dato qualcosa ma Capello è quello che mi ha dato di più. Capello era un sergente ed è stato l’unico a capire che doveva dirmi: “Tu puoi fare quello che ti pare”. Aveva capito che mi serviva fiducia e io gli ho dato il 200%. Ancora oggi abbiamo un bellissimo rapporto, ci siamo capiti subito.

Chi era il giocatore più tartassato da Capello?

Ogni anno ce n’era uno diverso (ride, ndr). Diciamo che l’anno dopo lo Scudetto era Cassano e l’anno dello Scudetto avevamo un gruppo quasi perfetto, quindi ci indirizzava ma eravamo grandi uomini.

Tutti dicono che la Roma rimane dentro, cosa vuol dire?

Io quando sono arrivato l’ho amata e la amo ancora. Con tutti i suoi difetti, che sappiamo tutti.

Cafu e Maicon, chi butti dalla torre?

Penso che siano i terzini destri più forti di tutti i tempo. Mi tengo Cafu perché ho vissuto un pezzo di vita insieme a lui e ancora oggi ci sentiamo, quindi tutta la vita Cafu.

Marcelo o Lizarazu, chi butti dalla torre?

Tengo Lizarazu, perché mi ha fatto crescere tanto. Nonostante io a causa sua non ho mai giocato titolare nella Francia, perché quando sono arrivato c’era lui e quando sono andato via c’era sempre lui. Ultimamente mi ha anche ringraziato perché non l’ho mai messo in difficoltà con interviste o altro.

L’ultimo: Totti o Zidane?

Mi butto io (ride, ndr), posso? Mi butto io perché sono due amici, al di là del campo e di qualsiasi cosa. Io per farti capire nel mondiale 2006 avevo già tutto pronto per festeggiare, qualsiasi squadra tra Italia e Francia avesse vinto sarei stato contento per loro.

Qual è il rimpianto più grande da calciatore?

Di essere andato via da Roma dopo un anno abbastanza difficile. Poi ho capito dopo che il problema ero io, non era la società, non erano i miei compagni. Sono andato via poi dopo due anni ho smesso di giocare perché era più difficile. Con un piccolo sforzo sarei potuto rimanere di più alla Roma.

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