Campionato rischiatutto

Esce di scena, pure per sua scelta, il miglior risultatista italiano del momento: Massimiliano Allegri fa il disoccupato da pentacampione, oltre a 4 coccarde della Coppa Italia di fila e 2 della Supercoppa italiana. E, comunque, 2 finali di Champions raggiunte nel suo quinquennio di successo in bianconero. Lo sostituisce il giochista principe del nostro calcio: Maurizio Sarri arriva a Torino dopo aver alzato il 1° trofeo in carriera. Con il Chelsea ha conquistato l’Europa League. La polmonite gli toglie le prime 2 partite contro Parma e Napoli. Ma la Serie A riparte proprio dallo storico avvicendamento sulla panchina più prestigiosa. E il passaggio di testimone è simbolico per l’intero movimento: ovunque gli allenatori, da Nord a Sud, vogliono rischiare di più. Su input dei club che li hanno chiamati. Il messaggio è intrigante: il pubblico merita di divertirsi. Il cambiamento è incorso. Il campionato si è adeguato. Seguendo le orme del ct Mancini, le nostre società hanno preparato la rivoluzione. Bisogna osare di più, imitando i paesi calcisticamente che sono nel futuro da un pezzo. Il collettivo che premia il singolo. L’organizzazione che caratterizza ogni squadra. Identità e personalità. Attacco e non difesa. Gli sfidanti principali della Juve sono Carlo Ancelotti e Antonio Conte. Loro hanno sempre puntato sull’organizzazione. Ma vogliono andare oltre, alzando il baricentro rispettivamente del Napoli e dell’Inter. Più ingombrante il ruolo di Marco Giampaolo nel Milan e di Paulo Fonseca nella Roma. A Trigoria hanno puntato sul portoghese proprio per lo stile di gioco con cui griffa il suo 4-2-3-1: difesa altissima, mediani-incursori e rombo offensivo con 4 attaccanti costantemente in pressing. Calcio in verticale. E coraggioso, come ripete spesso lo stesso Fonseca. La Serie A, insomma, abbandona la paura. La rottura è con il passato: cancellato dalla lavagna nello spogliatoio il tatticismo. Meglio la strategia. Lo riporta Il Messaggero.

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