Campidoglio allo scontro: “Si fa come diciamo noi oppure lo stadio salta”

Il Campidoglio non arretra di un passo dai paletti fissati nella delibera 32 sull’interesse pubblico per la realizzazione dello stadio della Roma. La sintesi dell’ennesimo ultimatum posto dal Comune è “o si fa come diciamo noi o salta tutto“. In aggiunta alla linea dura di Palazzo Senatorio le inchieste che hanno travolto figure del M5S (da Marcello De Vito a Lanzalone) e l’addio di Francesco Totti, con il conseguente strappo tra i tifosi pronti a sacrificare lo stadio, in polemica con la società. Il nodo è la contestualità, ovvero il sincronismo tra l’apertura dell’impianto sportivo e la realizzazione delle opere pubbliche senza le quali la situazione sarebbe catastrofica per viabilità e trasporti (come evidenziato dal Politecnico di Torino). Le parti non sembrano aver trovato un accordo sull’interpretazione della tempistica. “Le opere devono essere realizzate tutte contestualmente allo stadio e tutto concorre all’interesse pubblico, che l’assemblea capitolina ha valutato e approvato con la delibera 32. La Roma non può cambiare gli impegni presi dalla pubblica amministrazione, altrimenti viene meno l’interesse pubblico”. Finora la Roma ha spinto per un’altra lettura che lega l’apertura dell’impianto alla realizzazione dei lavori di sua stretta competenza: i parcheggi, la stazione di Tor di Valle e l’acquisto di tre convogli della Roma-Lido con investimenti per 45 milioni. Dopo il flop alle Europee ad opporsi non sono più i consiglieri più duri ma anche Virginia Raggi sembra voler mollare il progetto. Le parti hanno concordato di rivedersi tra la fine di questa settimana e la prossima per il rush finale, che non è escluso possa segnare un’inversione di rotta. Lo scrive Il Corriere della Sera.

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