Cambio della guardia. Europei più lontani per Pirlo e De Rossi: per ora sono fuori dalla lista di Conte

derossi pirlo

La Stampa (M.Nerozzi) – Per leggenda, e realtà, Antonio Conte è uno che non guarda in faccia a nessuno: solo che quando le facce sono quelle di Andrea Pirlo e Daniele De Rossi, campioni del mondo, personaggi della storia azzurra oltre che persone, fa un certo effetto. Eppure, a cinque mesi dalle convocazioni per Euro 2016, i due sono molto più fuori che dentro all’equipaggio che se ne andrà in Francia. Per robuste ragioni.

USA E GETTA – Di Pirlo, il ct aveva già parlato lo scorso novembre, in occasione dell’ultimo ritiro a Coverciano: «Di lui ho una stima immensa, ma proprio per questo devo essere molto freddo e lucido. Andrea va per i 37 anni – aveva spiegato Conte – e allora vediamo. Devo iniziare a guardarmi intorno, poter pensare anche a un’Italia senza Pirlo. Sperando che a marzo le risposte siano importanti». Il problema è il calendario della Major League di soccer e il ritmo degli allenamenti: «Se Pirlo tornasse in Italia – aveva aggiunto il ct – io sarei molto contento. Avrei la possibilità di vederlo sempre, e lui di allenarsi in un certo modo. Farebbe ancora la differenza». Solo che Pirlo, anche l’altro giorno, ha confermato che resterà a New York: «E il mio timore è che la lontananza possa fargli perdere tutto questo. Una paura che chiunque avrebbe al posto mio», aveva chiuso Conte. Passato un mese non è che i timori siano scomparsi.

GLI INDIZI DEL CAMPIONATO – Per De Rossi, almeno fin qui, parla il tutt’altro che straordinario campionato: quello cui Conte ha sempre detto di attenersi. Un regolamento vigente per tutti. Del resto, il centrocampista della Roma è sempre piaciuto all’allenatore, tanto che ai tempi della Juve gli telefonò per portarlo in bianconero. Solo che gli anni sono passati e De Rossi s’è un po’ smarrito: non abbastanza rapido per il traffico del mezzo, non sempre o non ancora affidabilissimo, come centrale difensivo.

CANDIDATURE LAST MINUTE – Sui requisiti per salire sull’Italia in corsa, perché con le qualificazioni giocate (e vinte, da imbattuti) di questo si tratta, Conte è stato molto chiaro: «Se entrerà qualcuno di nuovo, dovrà aver dimostrato di essere molto superiore a chi ci ha portato fin qui. E non sarà semplice. Perché non basterà segnare uno o due gol, servirà continuità». Concetto espresso a novembre e ribadito un mese dopo a Parigi, subito dopo il sorteggio della fase finale, tanto per essere chiari. Qualche sorpresa però il campionato potrebbe anche fornirla, per questo il ct cerca di vedere il maggior numero di partite dal vivo e dove non riesce spedisce i suoi collaboratori: da suo fratello Gianluca a Massimo Carrera e Mauro Sandreani. L’exploit può essere quello di Federico Bernardeschi, che ha talento, fisico e, soprattutto, nella Fiorentina gioca con un certa continuità: 1.384 minuti e 14 partite su 22 da titolare. Deve solo dimostrare di reggere il confronto nelle sfide più toste. Lo stesso si può dire per Domenico Berardi, che però qualcosa pagherà al forfait per infortunio non tragico alla sua prima convocazione. Gioca un po’ meno, ma ha il crash test della Champions, lo juventino Stefano Sturaro. Si guarda anche tra i pali, dove il genoano Matteo Perin sta scalando il ranking.

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