Il Romanista – Quattro stelle dell’avvenire

Ora se n’è accorto persino lo scialacquatore Moratti. Sarebbe saggio fare come la Roma. Sarebbe utile, intelligente, apprezzabile seminare per il futuro. Sarebbe cosa buona prendere spunto da chi questa strada l’ha intrapresa da un anno. Magari con fatica, ma con la fiducia granitica che si deve avere quando si sa già che i frutti non potranno essere raccolti ora. Ma più avanti. Il segreto sono quattro talenti. Baby per modo di dire, perché su di loro la Roma ha investito già adesso. Per il presente. Si chiamano Pjanic, Lamela, Bojan e Borini.

L’insostituibile intelligenza dell’essere, un piede regista, un centrocampista offensivo, alias trequartista col fiuto (pure) del gol. Pjanic è tutto questo. Un mix di talento che l ’ avvicina alla perfezione, un ragazzo di quasi 22 anni – li compirà il 2 aprile – che pare averne dieci di più. La Roma lo prese dal Lione, o meglio le fece Sabatini con la fattiva e indispensabile collaborazione dell’ad Fenucci, all’ultimo momento. Al rush finale. Il 31 agosto 2011. «Ho scelto la Roma perché mi ha voluto fortemente. Si tratta di un’ulteriore sfida nella mia carriera, può rappresentare un salto di qualità. E poi non si può rifiutare un grande club come la Roma, sono molto soddisfatto ed orgoglioso della mia scelta». Parole di circostanza? Macché. Lione era stato il trampolino per piazze più importanti. Per la Roma. Che pur disputando l’Europa League, rappresentava per il giovane Miralem l’occasione di una vita, il treno che passa una volta sola, il modo per vincere veramente. Subito? Difficile.

Che era difficile lo sapeva anche Erik Lamela, che al River Plate cominciava a essere oggetto di culto. Poi la situazione precipita e il River pure. In Serie B. Trattativa complicatissima, Sabatini, Fenucci e l’avvocato Baldissoni devono fronteggiare uno stuolo di procuratori e familiari, ma soprattutto una concorrenza notevole. Sulla seconda punta o trequartista (ma l’idea originaria era un’altra: centrocampista) c’è anche il Napoli. La Roma mette sul piatto, però, non solo un sacco di sold i , perché l’operazione costicchia caro :  na ventinadimilioni. Di fondo c’è l’interesse di Lamela per quella che è una finestra sull’avvenire.

Sono le stesse motivazioni che animano Bojan. Chissà com’è vedere l’effetto che fa lontano da Barcellona, dagli amici, dal battito della Catalogna. Chissà com’è vedere l’effetto che fa lavorare con Luis Enrique, Asturie, popolo di sole che s’affaccia sull’Atlantico. Nuevo Proyecto, un laboratorio solo apparente perché i risultati prima o poi devono contare. L’ha detto anche DiBenedetto, i risultati sono una condizione necessaria per rendere il club finanziariamente più forte. Non ci si deve pensare, non bisogna ragionare solo in loro funzione. Ok. Ma entro cinque anni, e questo l’ha detto Pallotta, questa Roma vincerà . Vincerà qualcosa di importante. Anche ieri l’agente di Mattia Destro smentiva l ’esistenza di trattative con la Roma. Eppure, l ’ identikit riponde perfettamente alle esigenze del club giallorosso. Estroso, affamato, un baby – ha 21 anni – che a Siena gioca da grande.

Come Fabio Borini. Questo operaio dell’area di rigore è giunto a Roma quasi inosservato. Borini chi? Quinto attaccante. Ultima scelta dopo Totti (e ci mancherebbe altro), Lamela, Osvaldo e Bojan. Una scommessa? Cretinate. Si può definire una scommessa una punta dell’Under 21, uno dei figli prediletti del Ct Ferrara, uno che si è formato alle spalle di Drogba e che all’estero ha già vestito due maglie, Chelsea e Swansea? No, certo. Duttile tatticamente, spaz i a sul l ’ int e ro fronte d’attacco, stakanovista, ha il pregio e il difetto di cercare la via della rete sempre e comunque. È il capocannoniere romanista, è il segno dei tempi. Tempi migliori. Arriveranno. Lo sa anche Paperon de’ Paperoni Moratti, che adesso strizza l’occhio alla Roma. È il segno dei tempi della Milano nerazzurra. Altri tempi. Tempi di crisi.
Il Romanista – Daniele Galli

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