Blatter, guerra a Platini (ma decide lo sceicco…)

platini-blatter

Repubblica.it – Il dittatore del calcio mondiale, lo svizzero Sepp Blatter, ha poco più di un mese di tempo (sino al 26 ottobre) per trovare un candidato alla presidenza della Fifa. Come noto, Blatter ha comandato per lunghi 17 anni, gli anni del business e degli scandali, e ha dovuto arrendersi solo all’inchiesta Fbi che ha portato in carcere molti uomini a lui vicini. L’ex colonnello svizzero ha dovuto fare un passo indietro (si è anche dimesso come membro Cio), ma non è un tipo che si arrende facilmente: sta cercando un “amico” che possa prendere il suo posto, così potrebbe continuare a governare nell’ombra.

Difficile che sia Franz Beckenbauer, un europeo non si metterebbe contro il n.1 Uefa, Michel Patini che si è ufficialmente fatto avanti. Forse potrebbe toccare a Jerome Champagne, ex dirigente Fifa. Improbabile Jerome Valcke, segretario generale Fifa, e fidato scuderio di Blatter ma sfiorato pure lui dall’inchiesta. Ma Blatter ha dichiarato guerra a Platini e userà tutti i mezzi per impedire la sua elezione (si vota il 26 febbraio 2016 a Zurigo). Ci aspetta quindi una lunghissima volata, col rischio che possano uscire dei dossier contro l’ex campione della Juve e della Nazionale, che all’Uefa ha lavoro bene in questi anni (a proposito, chi andrebbe al posto suo se fosse eletto alla Fifa?). Il sudcoreano Chung Mong-Joon, 63 anni, fondatore Hundai, ha già attaccato Platini parlando di “rischio manipolazione” sui voti dell’Asia. Ancora più duro il principe di Giordania, Al-Hussein che si era candidato contro Blatter: 133 voti per lo svizzero (che poi aveva rimesso il mancato) e 73 per il principe, ritiratosi dopo la prima votazione. E di quei 73 voti, una grossa parte (almeno 45-50) erano arrivati al principe grazie a Platini che aveva convinto molte Nazioni dell’Uefa (fra cui l’Italia) a non votare Blatter.

Ma la riconoscenza si sa non fa certo parte del mondo del calcio, tanto meno dei principi, visto che Al Hussein adesso ha attaccato Platini (secondo lui, “figlioccio” di Blatter) e ha detto, pochi giorni fa, che potrebbe ricandidarsi. Ma con quali voti? Non l’Uefa, che vota Platini: certo, non è compatta. I Paesi del blocco dell’ex Urss, guidati da Putin, si sa che sono contro, e Michel, giustamente, non si fida nemmeno della Germania, nonostante alcune dichiarazioni a suo favore. Platini può contare, come detto, di una grossa fetta dell’Uefa (almeno 45 voti), del Sudamerica, di buona parte del Nord-Centro America. L’Africa, si sa, è “blatteriana” e quindi contro. E l’Asia? Proprio lì è la chiave della candidatura di Platini: i voti asiatici sarebbero decisivi e sono saldamente in pugno allo sceicco del Kuwait, Amad Fahad Al-Sabah, non solo ricchissimo ma potentissimo, uno dei dirigenti più potenti dello sport mondiale.

Lo sceicco è presidente dei comitati olimpici mondiali, e membro dell’esecutivo Fifa: stimatissimo quindi da Thomas Bach, lo sceicco è stato importante per l’ultima elezione di Blatter. Ma ora potrebbe appoggiare Platini, anzi secondo alcune fonti, dopo alcuni riunioni segrete, avrebbe deciso di farlo. Prima Al Sabah era perplesso: voleva vedere quali erano le regole d’ingaggio, cosa avrebbe deciso il comitato per le riforme della Fifa. Preoccupazione più che legittima, visto quello che è successo negli ultimi anni, e soprattutto negli ultimissimi tempi. Ma ora sembra che Platini gli abbia dato rassicurazioni sulla sua candidatura: Michel sinora è stato prudentissimo, non ha detto nulla sul suo programma nemmeno in occasione dei sorteggi delle Coppe Uefa a Montecarlo (eppure i giornalisti inglesi erano scesi in massa…). Silenzio totale: sa che lo aspettano mesi di dossier, agguati, trabocchetti. Ma dopo il 26 ottobre, quando andranno formalizzate le candidature alla Fifa, lui e gli altri (vedremo chi…) usciranno allo scoperto. Di sicuro, con Michel a Zurigo si parlerebbe più di calcio giocato e meno di business.

PER APPROFONDIRE LEGGI ANCHE

I più letti