Berdini lascia e accusa Raggi: «Stadio sì, periferie dimenticate»

La Repubblica (A.Cuzzocrea)Non poteva che finire tra veleni incrociati, l’esperienza di Paolo Berdini con la giunta di Virginia Raggi a Roma. «Le mie dimissioni diventano irrevocabili», ha fatto sapere ieri l’assessore all’urbanistica con una nota. E ha accusato: «Mentre le periferie sprofondano in un degrado senza fine e aumenta l’emergenza abitativa, l’unica preoccupazione sembra essere lo stadio della Roma. Dovevamo riportare la città nella piena legalità e trasparenza delle decisioni urbanistiche, invece si continua sulla strada dell’urbanistica contrattata». La sindaca reagisce subito: «Adesso basta: abbiamo anche sorvolato sui pettegolezzi da bar, ora prendiamo atto che l’assessore preferisce continuare a fare polemiche piuttosto che lavorare. Noi andiamo avanti». Dal Campidoglio, non ci stanno a far passare Berdini come “martire del cemento”, dopo le dichiarazioni incendiarie che aveva rilasciato alla Stampa («Virginia è impreparata strutturalmente, è circondata da una banda. Lei e Romeo erano amanti»). Raccontano che era stato invitato all’incontro sullo stadio e a un altro sui piani di zona tre giorni fa, ma che era stato proprio Berdini a rifiutare di esserci. Dalla due diligence fatta sul sul lavoro, emergerebbe – secondo quanto dice chi è vicino alla sindaca – uno stallo totale. Il motivo del suo addio non sarebbe quindi da imputare al passo avanti decisivo fatto sullo stadio della Roma: un accordo che, con un taglio di cubature ritenuto insufficiente da Berdini, starebbe per dare il via libera al progetto del club e dell’immobiliarista Luca Parnasi.

Raggi ha dovuto assumere l’interim delle deleghe a Urbanistica e Lavori Pubblici. La ricerca spasmodica di un successore – anzi due, perché l’idea è di spacchettare le deleghe – cominciata in realtà da tempo, non ha ancora dato esiti positivi. In un Comune che da oltre cinque mesi non ha un capo di gabinetto e che ha perso – dopo la giudice Carla Raineri – l’ex assessore a Bilancio e Partecipate Marcello Minenna, l’assessora all’Ambiente indagata per illeciti sui rifiuti Paola Muraro, il capo del personale Raffaele Marra arrestato per corruzione in concorso con l’immobiliarista Sergio Scarpellini e il capo della segreteria politica della sindaca Salvatore Romeo (indagato in concorso con lei per la sua promozione a stipendio triplicato), cade un’altra pedina. Ci sono stati, nel frattempo, vertici Ama e Atac che hanno lasciato per seguire Minenna (poi sostituiti). Un assessore al Bilancio, Raffaele De Dominicis, subito revocato perché considerato “incompatibile” con i 5 stelle a causa di una vecchi accusa di abuso d’ufficio (e per aver ringraziato a mezzo stampa per la sua nomina l’avvocato Pieremilio Sammarco). Un caos che non sembra placarsi. In Campidoglio continuano a girare faldoni pieni di curricula. Raggi li gira ai consiglieri chiedendo «scelte condivise».

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