Corriere della Sera (G. Piacentini) – È stata una stagione quantomeno strana, quella di Andrea Belotti. Arrivato nelle ultime ore dello scorso calciomercato, a parametro zeroe con un bagaglio di gol (106) segnati in serie A che dovevano essere un valore aggiunto, ha chiuso il campionato con zero gol all’attivo.

Nonostante questo, quando è stato in campo ha sempre ricevuto gli applausi dei tifosi all’Olimpico. Per radiomercato la sua permanenza alla Roma non è certa – piace alla Fiorentina ma anche all’Atalanta e al Bologna – ma ieri la società ha annunciato il suo rinnovo fino al 2025.

“È un’emozione grandissima – le sue parole – fin dal primo momento che ho messo piede dentro Trigoria ho capito l’importanza di questa squadra, di questa gente, di questa città. È qualcosa che si può percepire soltanto quando si è dentro al 100%, qualcosa di talmente importante che mi rende orgoglioso. Vivo questo prolungamento come una tappa di un percorso. La Roma è una famiglia perché da quando sono entrato qui dentro ho capito quanto questo legame non riguardi soltanto i singoli giocatori: ognuno di noi è legato allo staff, ai fisioterapisti, ai dirigenti, ai magazzinieri, tutti danno il loro contributo”.

Ha segnato solo nelle coppe (4 gol), ma i tifosi lo amano. “Penso che abbiano capito il mio modo di vivere il calcio. Non mi risparmio mai e questo penso sia stato apprezzato”. Il giorno più buio è stato senza dubbio quello della finale di Europa League a Budapest, in cui ha avuto la palla per regalare la vittoria alla Roma. “Sarebbe stato un epilogo perfetto, purtroppo però il portiere è stato bravo, posso solo provare ad immaginare cosa sarebbe successo se quella palla fosse entrata. Sotto il punto di vista realizzativo non è stata una stagione positiva, purtroppo è capitato, ma l’unico modo che conosco per ribaltare le cose è lavorare ogni giorno”.

Con Mourinho ha un rapporto speciale. “Quando ho giocato con una costola fratturata, il gesto di Mourinho è stato uno di quelli che mi ha riempito di più il cuore, perché ha capito lo sforzo che avevo fatto per aiutare la squadra. Quell’abbraccio al momento della mia sostituzione contro l’Inter è una delle cose che mi porterò dentro per sempre perché è stato talmente sincero e vero che mi è arrivato dritto al cuore. Da una parte mi ha reso orgoglioso, dall’altra mi ha fatto apprezzare ancora di più il nostro allenatore che, nonostante tutti i titoli vinti, umanamente è unico. Ti insegna a voler vincere sempre, partita dopo partita e ha una forte empatia con tutti i ragazzi. Quando tu pensi di dare il 100% lui è in grado di tirarti fuori il 130%, riesce a spingerti oltre i tuoi limiti”.

Una stima, quella per lo Special One, condivisa anche da Francesco Totti. “Mou è un grande allenatore e un grande uomo, ha fatto tantissimo e speriamo che possa continuare così. La 10 a Dybala? Paulo la merita a patto però che rimanga altri 10 o 20 anni…”.