Il mondiale delle outsider: il Belgio, talento e potenza al servizio di Wilmots

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Molti lo chiamano il mondiale dei mondiali, il miglior mondiale di sempre e via dicendo…ma siamo sicuri che sia così? Siamo sicuri che un mondiale come quello del 2006 non avesse più campioni? Dove il Brasile aveva i migliori Kakà e Ronaldinho, la Spagna Torres e Raul, la Germania Klose e Ballack, e l’Italia, sulla quale posso anche non esprimermi. O magari il mondiale del 1994, dove un giovane Ronaldo faceva coppia con Romario e l’Italia arrivava in finale trascinata dalla difesa sacchiana e dai gol di Roby Baggio, a scapito della bulgaria di Stoichkov e della Spagna del Barcellona campione d’Europa e di Luis Enrique.

Non si sa ancora se questo mondiale potrà offrire lo spettacolo che offrirono i suoi antecedenti, forse per la crisi che ricopre il Brasile o forse per la mancanza di campioni figli di un calcio d’altri tempi. Non possiamo dirlo se tra 20 anni Balotelli sarà ricordato come un fenomeno o se Aguero e Messi saranno la coppia d’attacco più forte di sempre. Però una cosa, a priori, possiamo dirla: un mondiale con così tante outsider non si è mai visto. Un mondiale con 4-5 squadre che, per i meno esperti, un po’ per il nome, un po’ per la loro storia, non sono all’altezza di Spagna, Italia o Brasile, ma che in realtà lo sono e come, non si era mai visto prima. Quelle 4-5 squadre saranno i “dark horses” per i più romantici.

Ma andiamoli a conoscere ed analizzare meglio questi dark horses: oggi esamineremo il Belgio, forse la più forte di queste outsiders

Non è il Manchester United, ma si chiamano anche loro i “Red Devils”. Una squadra incredibilmente forte, il che fa venir da chiedere come sia possibile che, in un piccolo stato come il Belgio, siano nati così tanti campioni nello stesso periodo. Il Belgio non ha un ruolo in cui non ci sia un calciatore di livello europeo. Una squadra che, se fosse possibile, vincerebbe la Champions League ad occhi chiusi e che, visto anche il girone non difficilissimo, rischia veramente di arrivare in fondo. In porta hanno il portiere under 23 più forte del mondo, Thibaut Courtois, che si sta giocando la possibilità di essere il più forte nei prossimi 15 anni insieme a Neuer. In difesa tre complementari, tre che insieme fanno 180° gradi. Vincent Kompany è il capitano, il simbolo, il leader. Spalle larghe per il difensore del City, poche nazionali possono godere di uno dei centrali più forti del mondo. Al suo fianco Thomas VermaelenJan Vertonghen, rivali londinesi ma quando si tratta della propria nazione, diventando insuperabili. Il primo gioca per l’Arsenal, è un po’ più lento e fisico, il secondo nel Tottenham, anche se Roma e molte altre squadre si sono mosse per aggiudicarselo. Il suo valore l’ha dimostrato l’anno scorso quando, insieme a Gareth Bale, ha letteralmente tenuto in piedi gli Spurs per la lotta all’Europa. Può giocare anche da terzino sinistro, ed infatti Wilmots più volte ricorre a quel ruolo per difendere a 4, con a destra un altro centrale adattato. Toby Alderweireld, infatti, è il più giovane della difesa, forse il meno forte, ma il più adattabile. Una stagione non perfetta, coperto dai suoi straordinari compagni di reparto all’Atletico Madrid, potrebbe indurre Wilmots a tenerlo come rincalzo e giocare con la difesa a 3.

Passiamo al centrocampo duro, quello solido che aiuta la fase difensiva. La coppia è formata dai due pilastri, Axel Witsel Marouane Fellaini. Capigliatura importante per entrambi, ma vengono da stagioni diverse. Uno ha giocato con continuità, l’altro è il protagonista della decadenza del Manchester United di quest’anno: per capire i loro rendimenti, però, basta sapere che la loro concorrenza, insieme al rincalzo Steven Defour del Porto, ha lasciato a casa uno come Radja Nainggolan. Dopo la quantità, la qualità, a catinelle. La schiera dei trequartisti è infinita: Dries Mertens, lo conoscete tutti, al Napoli ha fatto capire perchè in Olanda segnava 20 gol a stagione giocando a 40 metri dalla porta; Kevin Mirallas dell ‘Everton, una stagione straordinaria la sua, 8 reti e 9 assist in 32 presenze; Kevin De Bruyne, giovane super-promettente, passato quest’inverno al Wolfsburg dal Chelsea; Moussa Dembele del Tottenham, giocatore di straordinaria eleganza ma infilato in una rosa che gli ha fatto concludere una stagione non all’altezza.

Ma come se non fosse abbastanza, il pezzo forte deve ancora arrivare: Eden Hazard, al Chelsea Mourinho non riesce a fare a meno di lui, con il Lilla di Rudi Garcia non faceva altro che segnare e vincere: il suo baricentro estremamente basso gli permette di saltare i difensori come i cinesini con cui si allena. La sua qualità è l’arma in più del Belgio, l’arma che rende la squadra “l’outsider più forte”. Hazard agirà dietro all’unica punta, data l’assenza di Christian Benteke causa infortunio. Si parla di Romelu Lukaku, è del 93, ma sono 3 anni che gira la Premier segnando secchiate di gol come se fosse niente. Quest’anno ha trascinato, assieme a Mirallas, l’Everton in Europa League segnando 15 gol in 31 presenze.

Filippo Grillo

 

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