Corriere dello Sport (G. Marota) – Quarantuno allenatori italiani all’estero e quattro ct già qualificati al prossimo Europeo. Il segreto del successo? “Ci davano dei difensivisti, e allora abbiamo imparato ad attaccare, a far correre gli altri, a creare spazi. Siamo i più forti a cambiare direzione quando gira il vento” è il pensiero di Gianni De Biasi, 67 anni, ct dell’Azerbaigian e capostipite dei tecnici emigranti. Dopo aver strapazzato la Svezia giovedì sera in un 3-0 che a Baku racconteranno alle future generazioni, oggi (ore 18) affronta il Belgio del calabrese Domenico Tedesco.

Quarantuno tecnici all’estero sono tanti.
“La nostra scuola è la migliore insieme con quella spagnola. Siamo diventati maniacali nella fase offensiva come lo siamo sempre stati con la tattica. E i risultati si vedono”.

Contro il Belgio si difenderà? C’è Lukaku.
“Chi? Quello mingherlino?”.

Proprio lui.
“Fa paura. C’è da sperare che non sia in giornata. E che i miei siano svegli nell’anticiparlo. Se copre la palla poi non lo riprendi più”.

È vero che nel 2016, prima di Ventura, fu vicino ad allenare l’Italia?
“È vero, ma ormai è un capitolo chiuso”.

La Serie A com’è, vista da fuori?
“In crescita. Certo, ci sono tanti stranieri e dobbiamo aiutare Spalletti. Lui è bravo, si arrangia sempre, ma ci vorrebbe più attenzione ai vivai”.