Conte: l’incubo delle scommesse. All’Europeo senza macchia o c’è l’ipotesi dimissioni

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Corriere della Sera (A. Ravelli) – La convinzione di essere finito dentro una palude. Un nome, Antonio Conte, in mezzo a 130 altri nomi di indagati — tra giocatori che combinavano partite, slavi dai modi brutali, capi dell’associazione a delinquere arrestati a Singapore — tutti riuniti sotto lo stesso titolo: Calcioscommesse. Il rischio che la sola attesa di un processo equivalga a una condanna «perché ogni volta che si parla di scommesse compare la mia faccia». La necessità di affrontare gli Europei libero di testa e senza macchia alcuna sulla giacca della Figc. Con conseguenze anche clamorose. Il c.t. è convinto che la sua posizione non gli consenta di affrontare la competizione internazionale con l’ombra di un processo pendente e sarebbe pronto a dimettersi dal suo incarico se la vicenda di Cremona dovesse trascinarsi fino a giugno 2016.

Conte, attraverso i suoi legali Francesco Arata e Leonardo Cammarata, vuole uscire al più presto dall’inchiesta. Con un’archiviazione, è l’obiettivo (la decisione è attesa entro giugno). Con un giudizio immediato, rinunciando all’udienza preliminare, in modo da stralciare la posizione del c.t., è la richiesta subordinata. L’importante è fare in fretta. Se processo deve essere, che sia fatto subito. Perché il dibattimento può durare anni e per Conte c’è anche il rischio prescrizione che finirebbe per lasciare il dubbio, invece che togliere un peso. Ma anche un’eventuale assoluzione finale non compenserà «l’enorme esposizione mediatica cui è sottoposto il c.t., che equivale a una sanzione anticipata».

La premessa: «Partiamo da un punto in comune col pm: Conte non è mai stato coinvolto in associazioni illecite, non ha mai ricevuto vantaggi per alterare partite, non ha mai scommesso». Gli avvocati l’hanno spiegato in una prima memoria al pm Roberto di Martino il 31 marzo; poi a Cremona sono arrivate le parole scritte di Conte, che hanno sostituito l’interrogatorio (non reso in questa occasione per evitare nuova esposizione mediatica).

Ora, dopo la deposizione di Hristiyan Ilievski, il capo degli zingari che si è costituito due settimane fa (e per la verità anche dopo un’intervista del pm al Fatto che ha creato un po’ di tensione), gli avvocati hanno scritto un’altra memoria difensiva. Perché l’ultimo «alleato» del c.t. potrebbe essere proprio Ilievski cui gli inquirenti danno grande importanza. Per la difesa il punto principale è che Ilievski smentisce Filippo Carobbio, che è il grande accusatore di Conte. Parliamo di Novara- Siena (2-2, 30 aprile 2011), partita per la quale la giustizia sportiva non ha visto illeciti di Conte. Carobbio l’aveva raccontata così: «I giocatori hanno appreso dell’accordo in occasione della riunione tecnica. In sostanza Conte si limitò a dire che era stato raggiunto un accordo per il pareggio». Al risultato di 2-2, poi si giunse, «perché Calaiò segnò un non voluto 2-1». Per Ilievski invece Carobbio ha partecipato alla combine: «Il contatto era Carobbio. Bertani era il contatto del Novara. Il risultato concordato era un over 3,5 (…) Non so se i soldi ricevuti Carobbio li abbia condivisi con qualcuno». Quindi, o mente Ilievski o mente Carobbio.

Gervasoni, altro giocatore «pentito», aveva anticipato la versione dello slavo: «Carobbio ha dato a Gegic l’informazione che le due compagini avevano raggiunto un accordo con rife- rimento a un over».

Si chiede la difesa, come può essere credibile Carobbio se, in merito a Conte, viene smentito da tutti gli altri, compreso Ilievski? Ma anche l’accusa ha delle perplessità: perché Carobbio che si è rivelato credibile ammettendo tante combine, dovrebbe mentire proprio su Conte? «Se è credibile Ilievski la domanda non è “perché Carobbio avrebbe dovuto mentire?”, ma “perché ha mentito”? Di risposte ce ne possono essere tante, ma tutte irrilevanti a fronte delle decine di smentite …».

Poi c’è AlbinoLeffe-Siena (1-0, 29 maggio 2011), per cui Conte dalla giustizia sportiva è stato squalificato quattro mesi per omessa denuncia (Carobbio: «Anche con il benestare di Conte veniva presa la decisione di lasciare la vittoria all’Albino- Leffe»). In questo caso non ci sono scommesse: c’è il clima da ultimo giorno di scuola e c’è l’accordo preso dai giocatori all’andata. E c’è Coppola che sostiene che «Conte ci spronò a vincere». In ogni caso, niente di penalmente rilevante.

Ecco perché Conte spera di evitare il processo. «Non basta dire: ci penserà il dibattimento. Noi chiediamo al pm di fare un po’ il giudice, anticipando una prognosi. Se già addirittura, dopo tre anni di indagini e stando ad esse ci sono molti dubbi, perché infliggere questa sanzione?».

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