La Gazzetta dello Sport (G. Dotto)“L’abbraccio tra Spalletti e Totti? Mi è successo lo stesso con Agroppi. Ero reduce dalla frattura alla gamba e lui non mi vedeva proprio. Dopo il grande gelo, siamo tornati a parlarci” dice Gianlcarlo Antognoni, ex capitano della Fiorentina e stella del calcio italiano.

La tua sull’Italia di Spalletti?
“Una boccata d’ossigeno, ci voleva proprio. Ora Luciano avrà il tempo per costruire la sua Nazionale, ma già si è vista la mano. Quel Dimarco in mezzo al campo, bravissimo…”.

Qualcosa da correggere?
“La concretezza sotto porta. Bisogna migliorare. Lui stima molto Raspadori. A me piace molto anche Retegui per come gioca con la squadra. Scamacca è più un finalizzatore d’area”.

Vincere da allenatore anche per te equivale alla somma dei titoli?
 “Vincere per me significa prima di tutto che hai giocatori forti“.

Mourinho sbandiera i suoi titoli come un machete.
Chi vince alimenta il suo ego e la sua autorità presso gli altri. Nello sport si guardano i risultati, ma non è vero che chi vince ha sempre ragione. Io ne sono un esempio. Non ho vinto niente con il mio club, ma l’affetto dei fiorentini è la mia vittoria. Si vede che ho seminato bene“.