Spalletti. A Trigoria pure boxeur e boscaiolo improvvisato. Ma resta la macchia Totti

La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – Quando a Trigoria lo videro mettersi a torso nudo per cominciare a tagliare un albero che intralciava, sgranarono gli occhi. «Ma è lui?», dissero i calciatori che lo osservavano da lontano. Uno di loro fece anche una ripresa col cellulare, divenuta in fretta nello spogliatoio un «cult movie» che fece crescere il rispetto per un uomo fuori dagli schemi. Un rispetto che non gli mancherà neppure stasera, nonostante torni all’Olimpico da allenatore dell’Inter. Morale: forse i fischi dello stadio gli faranno male, ma di sicuro non lo spaventeranno affatto. Tutti quelli che lo hanno conosciuto nella sua doppia avventura giallorossa, infatti, sanno come Luciano Spalletti abbia piglio, fisico e bizzarria da divinità olimpica. Per questo, in fondo, le cinque stagioni e mezzo alla Roma hanno rappresentato per Spalletti, forse, il suo paradiso professionale e il suo purgatorio comunicazionale. Una cosa è sicura: l’ambiente giallorosso non è certamente agevole («è la piazza più difficile al mondo», diceva Rudi Garcia) e per questo il tecnico di Certaldo non nascondeva i suoi modi per combattere lo stress. Una volta durante una trasferta in Toscana i giocatori lo scoprirono che dormiva sul pavimento. «Volevo stare a contatto con la mia terra», rispose sereno. In altre occasioni narrano come di notte, nella palestra di Trigoria, lo vedessero tirare di boxe, al sacco, per scaricare energie e cattivi pensieri, visto che cultura del sospetto verso coloro che lo circondavano ha sempre fatto parte del suo bagaglio, mettendolo a volte fuori strada.

I FISCHI – Se stasera però i tifosi giallorossi lo fischieranno sarà per il suo rapporto con Francesco Totti e quelle frizioni ostentate – da entrambe le parti – che hanno portato allo psicodramma del 26 maggio, con tutto il mondo del calcio in lacrime per l’addio del campione e, di converso, col «nemico» preso come capro espiatorio di un addio inevitabile. «Non meritavo quei fischi», disse poi. E per Spalletti quella fu una brutta serata, conclusa con una imprevedibile litigata notturna sotto casa di un giornalista, a cui assistettero dai balconi diversi increduli condomini.

LUI E TOTTI – Eppure c’era stato un tempo, durante il primo ciclo, in cui il rapporto tra Spalletti e Totti scorreva idilliaco. Tanti ricordano come il tecnico – nel periodo del grave infortunio alla gamba (2006) – stesse fino a notte in clinica a tenergli compagnia, oppure organizzasse visite improvvise della squadra per tenere alto il morale del capitano. Cose belle, insomma. Finché il dialogo non s’interruppe. C’è chi dice che l’allenatore contestasse il comportamento extra-campo di Totti, chi invece replica che a Spalletti facesse ombra la gloria del «10». Fino alla prima separazione. Luciano il Grande rimproverò a Francesco il Sommo di non averlo difeso, l’altro replicò di aver fatto di tutto e che in realtà il tecnico avesse già in mano il ricco accordo con lo Zenit. All’inizio di quella stagione 2009 la Roma sembrava allo sbando. Per Totti fu un gesto alla Schettino, per Spalletti solo la logica conclusione di un abbandono da parte di tutti.

IL RITORNO – Con queste premesse, il ritorno nel gennaio 2016 ha fatto annusare a tutti aria di tempesta, quella poi puntualmente scoppiata. Un Totti ormai alle soglie dei 40 anni, apparentemente è stato facile da accantonare, poi addirittura da mandare via da Trigoria, dopo che in un’intervista alla Rai il capitano accusava Spalletti di mancargli di rispetto. I risultati, d’altronde, erano dalla parte dell’allenatore che, ostentando a volte a Trigoria il benessere raggiunto come se fosse una polizza per l’invulnerabilità, sembrava addirittura un po’ più sereno rispetto a qualche anno prima. Ma il destino ha avuto in serbo una sorpresa per tutti, ovvero un Totti improvvisamente decisivo in un incredibile finale di stagione nella primavera 2016. E allora la crisi è riemersa per oltre un anno. Lo ha fatto in modo carsico, apparendo e scomparendo, finché il 26 maggio non ha decretato vinti e vincitori nel ring delle emozioni. Luciano oggi «Se incontro Francesco sarò contento di abbracciarlo e salutarlo. Tra me e lui non ci sono conti in sospeso, gli ho detto tutto quello che dovevo, come spero abbia fatto lui con me. Sarà un piacere ritrovarlo. Penso di conoscerlo abbastanza bene. L’ho visto sorridente, a suo agio durante il sorteggio Champions. Spero che possa fare tutto ciò che è nei suoi progetti, ne sarei contento. Poi io provo amore per lui. Ho ricevuto molta qualità da Francesco, mi ha fatto vivere partite splendide, ha segnato gol da falso nueve di grande qualità. Non ho problemi di alcun genere con lui, sono tranquillissimo». Ora attenti a non confondere la cronaca con la storia: Spalletti a Roma non sarà mai dimenticato. Anzi, non ci meraviglieremo se un giorno più o meno lontano fosse addirittura rimpianto.

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