Corriere della Sera – Parnasi: «Il nuovo stadio sarà per tutta la città. Pronti a finanziare il sistema ferrovie»

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«Lo vuole sapere un aneddoto su Rudi Garcia?». Come no. «Scherzando, ho chiesto a Pallotta di inserire una clausola nella costruzione dello stadio: di poterci giocare due minuti, in gara ufficiale». E il presidente giallorosso? «È andato da Garcia “Sai Rudi, Parnasi è uno strano…”. Garcia non ha fatto una piega: “Fatemi bere prima una buona bottiglia di rosso…”». 

 

Luca Parnasi, 37 anni, costruttore, «a capo» della Parsitalia, è romanista perso, amante del calcio, giocatore del «Pezzana» (mitico torneo di calciotto di Roma Nord), ma nello stadio della Roma (o meglio di James Pallotta) sta cercando di metterci non solo il cuore, ma anche la testa. «Mio padre (Sandro, che il figlio chiama «comandante», ndr ) me lo ha chiesto: “Non lo fai solo perché sei romanista, vero?». Giura, Parnasi junior che non è così. Che, anzi, il progetto dello stadio a Tor di Valle «è una grande opportunità per tutta la città, spero venga capito da tutti». Anche per i laziali? «Certamente. Questo può essere il progetto pilota anche per loro». Eppure, sull’opera, ci sono tante perplessità: i «paletti» del Campidoglio, le critiche di Legambiente, la presa di posizione di Caltagirone. 

 



Ma perché lo stadio di un privato dovrebbe essere d’interesse pubblico? «Intanto — dice Parnasi — perché crea 3 mila posti di lavoro nella sua costruzione e 4 mila quando sarà in funzione. Poi perché c’è un importante piano di potenziamento delle infrastrutture». Su questo, però, le parti sembrano distanti. 

 



Il Comune parla di «700 milioni complessivi», Parnasi ribadisce che «l’investimento del nostro gruppo sulle opere pubbliche è di 270 milioni», ripartiti in opere stradali (92 milioni), parcheggi multipiano (37 milioni), ponte sul Tevere (39 milioni), contributo per prolungare la metro B (10 milioni), adeguamento dell’Ostiense e della via del Mare (15 milioni). Manca la Roma-Lido. E il collegament o con la ferrovia per Fiumicino. Mentre, secondo il Comune, «la cura del ferro è fondamentale». Parnasi è pronto a cambiare: «Se il Comune vuole usare diversamente quei soldi, basta che lo dica». 

 



Stamattina, molto presto, Parnasi ne parlerà direttamente con Marino. E, con lui, ci saràDaniel Libeskind, l’archistar che firmerà i tre grattacieli che sorgeranno nell’area (mentre lo stadio è di Dan Meis). Parnasi ne è entusiasta: «Dopo l’Auditorium di Piano, il Maxxi della Hadid e ora la Nuvola di Fuksas avremo un’altra grande firma nella Capitale». Quelle cubature, più il «parco di intrattenimenti » e la «promenade commerciale» coi negozi, cinema, bar, ristoranti sono fondamentali. Perché, insiste Parnasi, «il quadro economico degli investimenti, 980 milioni complessivi, si regge solo con i 220 milioni di compensazioni».

 

È lì che, per i costruttori, c’è il businness, quello che fa storcere il naso a Legambiente.«Ma le loro critiche — dice il costruttore — ci permettono di mettere l’accento sulla sostenibilità ambientale, una delle caratteristiche principali dell’opera. Vicino al Tevere, anche se l’area non è vincolata, ci sarà un’area di rispetto». Non basta. Per «disinnescare» la miccia ambientalista, Parnasi ha arruolato nella squadra anche Andreas Kipar, vero «guru» dell’architettura del paesaggio. Ma, in ogni caso, non è strano che questo stadio non sia di proprietà della Roma Calcio? «Lo ha spiegato bene Mark Pannes, perché non è così. Ma non cambia molto: la Roma ne avrà un beneficio immenso». Perché Caltagirone, come sulla storia del palazzo acquistato dalla Provincia, si è messo di traverso? «Conosco bene Alessandro, mio padre conosce da 40 anni l’ingegnere. Amici è una parola importante, ma c’è rispetto imprenditoriale, non conflitto. Ogni contributo alla discussione va bene». Secondo Parnasi lo stadio sarà « a prova di ultrà, videosorvegliato, a dimensione familiare, fruibile tutti i giorni» ma «la curva Sud sarà il vero dodicesimo in campo». Perché poi, alla fine, sempre lì si va a finire. La Roma, il «sogno di vederci giocare Totti». Il test da «giallorosso doc» , allora, è inevitabile. Formazione giallorossa di tutti i tempi? Parnasi prende carta e penna, si sistema sulla sedia: «Questa è la più difficile…». E scrive: «Allora, 4-2-3-1 con Tancredi in porta, poi Cafu, Aldair, Benatia e Nela in difesa; Falcao e Cerezo; Bruno Conti, Totti e, posso mettere un mio amico?». Certo: «Dodo Chierico». Centravanti? «Roberto Pruzzo. Da bambino, al Fleming, abitavo vicino a lui. Mi ha tenuto in braccio. Ho dimenticato qualcuno?». Beh, manca Ago Di Bartolomei: «Porca miseria, è vero. Ma dove lo metto?». 

 

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