Lucio & Sarri gemelli diversi

conferenza spalletti

Il Messaggero (M.Ferretti) – Da Figline Valdarno a Certaldo ci sono un’ottantina di chilometri in auto e una serie di differenze, comprese minime sfumature, che solo in una regione permalosa e presuntuosa come la Toscana si possono riscontrare. Perché, dicono i puristi di quelle zone, pur essendo sia Figline sia Certaldo in provincia di Firenze il paese di Luciano Spalletti è troppo senese, mentre invece quello (d’adozione) di Maurizio Sarri, nato a Napoli ma cresciuto nella Val d’Arno, è fiorentino doc o quasi. Fatto sta che, al di là di tutto, il Derby del Sole si è trasformato nell’odierno Derby di Toscana. Roma e Napoli guidate da due figli della terra più virtuosa d’Italia; due allenatori toscani che non si sono mai affrontati e che in comune, oltre al dialetto, hanno anche il marchio Empoli stampato a caratteri cubitali sul proprio curriculum vitae. Due tecnici che amano il Bello, e che lavorano, da sempre, per esaltare il Collettivo sfruttando le qualità del Singolo. Due filosofie calcistiche che si somigliano: la ricerca del risultato attraverso il gioco, possibilmente d’attacco. Ecco un primo punto. E poi l’attenzione maniacale al lavoro settimanale. Perché giocare costantemente in attacco vuol dire allenare. E pure tanto, la fase difensiva della squadra. Creando equilibrio, il segreto di tutti i rendimenti da applausi.

PRIMA E/O DOPO – Entrambi classe 1959, Lucio (Pesci) & Maurizio (Capricorno) hanno cominciato dal basso e senza grosse pretese. Poi, completata la gavetta, hanno cominciato a capire che quello dell’allenatore di calcio poteva esser il loro lavoro, e la loro vita è cambiata. Spalletti ha impiegato meno di Sarri ad affermarsi a certi livelli e a vincere qualcosa di realmente importante, ma questo non significa che la differenza di valori tra i due è così marcata. È vero, però, che Lucio a certi livelli è stato scoperto prima di Maurizio ma forse solo per una questione di opportunità, ben sfruttate. Due tecnici operai, anche se Spalletti in panchina alla tuta sarriana preferisce il modaiolo pullover girocollo e ben attillato. Al di là del look, però, conta la sostanza, e i numeri che accompagnano il Napoli e la Roma confermano la qualità dei due addetti ai lavori. Che si conoscono bene, che (a lungo) si sono studiati a vicenda (non soltanto nelle ultime settimane) e che, al di là di come andrà oggi, continueranno ad essere punti di riferimento per gli amanti e studiosi del pallone. A pensarci bene, neppure poco. Anzi, poho per dirla alla fiorentina…

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