Inter, Spalletti: “Alla Roma ero diventato quello che divideva anziché unire. L’amore per Totti ha prevalso su quello per la squadra” – VIDEO

Luciano Spalletti, nuovo tecnico dell‘Inter, si è presentato in conferenza stampa. Il tecnico toscano ha parlato anche delle sua esperienza sulla panchina della Roma. Queste le sue parole riportate dal sito fcinternews.it:

Perché ha scelto l’Inter?
“Per risposizionarla nel ruolo che gli compete nella sfera che riguarda la storia di questo grande club. Ho scelto l’Inter perché quando me la sono immaginata ho rivisto la sua storia piena di belle cose e le voglio vivere tutte fino in fondo. Voglio viverla come attore ma anche spettatore privilegiato perché quando la guardi da due posizioni puoi analizzarla meglio di quanto fai solo da dentro. Voglio assorbire tutto quanto riguarda l’Inter dall’inizio alla fine”.

Ha lasciato la Roma e ora la sfiderà da avversario: come se lo immagina?
“Innanzitutto ringrazio Pallotta e la Roma per i messaggi inviati dopo la fine del campionato, ringrazio gli sportivi, gli abbracci e l’affetto ricevuto quando ci siamo lasciati. La forza del nostro avversario è davanti agli occhi, non è fondamentale tanto la posizione di classifica ma la differenza di punti. Se in un campionato ci sono 25 punti tra una squadra e l’altra, devi fare 8-9 vittorie in più piuttosto che superare una determinata posizione, sembra una cosa impossibile sulla carta. Io conosco bene i miei ex calciatori, sono professionisti di gran qualità e manifestavano questa appartenenza da quando mettevano piede al centro sportivo. Senza appartenenza non si va da nessuna parte perché sentirsi coinvolti conta più di ogni credo tattico, ci faranno sudare quella partita non come le altre ma al cubo. Manolas, Rüdiger, Dzeko, Strootman, Nainggolan, sanno qual è l’obiettivo da portare a casa, lavorano per questo obiettivo. Dentro la loro testa hanno un solo obiettivo, solo un’aspirazione e una felicità, quella di fare risultato. Dzeko ha fatto tanti gol, ha saputo ribaltare in una stagione quello che non era facile da fare, quello che noi dobbiamo ora fare a diversi calciatori, cioè ribaltare una stagione negativa come quella precedente”.

Perché è andato via da Roma? Qualcuno non è rimasto bene del suo addio…
“L’Inter mi ha contattato quando stava per finire il campionato, come ha detto Pallotta quando ha detto che io sarei andato via comunque perché non si sarebbero fatti risultati. Io mi identifico in ciò che amo e amo ciò in cui mi identifico, fino in fondo. Sono stato contattato dall’Inter poco prima della fine del campionato, contatti che si fanno e voi siete bravi a scoprire, non ne facciamo una pulita con voi… Ma se accetti questo contatto è chiaro che si fa un discorso diretto. Io non ho voluto farne finché non è finita la storia con la Roma e poi ho preso contatto, lasciato la Roma dispiaciuto, salutando tutti. Da quel momento in poi questa è stata la cosa più bella che mi potesse capitare, non penso di aver offeso nessuno dicendolo. Io non ho antipatie, ho qualche simpatia selettiva ma non antipatie. Ero diventato quello che divideva anziché unire, eravamo dentro questo problema su cosa sarebbe stato il futuro, la gestione di un mito come Totti, si è verificata questa contrapposizione per cui l’amore per il calciatore che ha fatto la storia ha prevalso su quello che era il sostegno che ci doveva essere per la squadra. Se non riesco a mettere d’accordo queste due cose a Roma vuol dire che non ho fatto bene il mio lavoro. Avendo fatto male quel tipo di lavoro ero in difficoltà e sentivo i rumors della gente. Ne avevo anche molti a favore ma siccome c’era una linea tra chi a favore e chi no, io voglio portare tutti dalla mia parte, se non ci riesco per quell’amore di cui parlavo prima, devo farmi da parte. Spero che ora senza di me la Roma sia di nuovo unita”.

Si sono fatti tanti nomi per la panchina dell’Inter, prevale per lei l’orgoglio di essere stato scelto? Come si unisce l’ambiente?
“Secondo me davanti a me ce n’erano anche più di due, non me ne frega niente, io sono l’allenatore dell’Inter e in questa posizione ci sto bello rilassato, vado a fare il mio lavoro anche senza troppe valutazioni. Devo riempire la partita delle cose che la partita vuole, il resto conta poco. Sono l’allenatore dell’Inter e voglio farmi carico anche della storia precedente, se lo faccio posso indossare quel vestito che tutti i miei calciatori devono avere e riconoscere. La sento come una sfida eccitante, e di conseguenza la vivrò come tale”.

Crede di avere tutti gli interpreti per il 4-2-3-1 o si aspetta qualcosa dal mercato?
“Ho parlato di 4-2-3-1 perché ci sono legato ma fare qualcosa che il tuo avversario non si aspetta può diventare un vantaggio a volte e può fare la differenza. L’Inter deve acquisire la costanza di un risultato permanente, non occasionale. Guarderemo la rosa a disposizione per mettere i calciatori nelle condizioni di potersi esprimere al meglio al di là del modulo. Io guardo molto il comportamento della linea difensiva avversaria, è importante capire come andare al di là di questa, la curiosità di vedere cosa c’è lì dietro perché lì c’è la porta”.

Il giocatore che le piace molto alla Roma che vorrebbe portare all’Inter?
“Lei in che ruolo gioca con gli amici? Attaccante? Allora porto Dzeko. Scherzi a parte non è carino fare questi discorsi, ci sono alcune cose da chiarire ma prima devo parlare con i miei giocatori, poi vengo a dirle a voi, qualcuna sì, qualcuna no, qualcosa modificata, qualcuna la modificate voi. Nel prossimo confronto che avrò con la squadra ci diremo le intenzioni, le strategie, se qualcuno ha delle domande che lo riguardano ne parleremo. Quelli della Roma li ho amati tutti e ho un ricordo bellissimo di tutti, ora mi sto innamorando di quelli dell’Inter”.

Prima diceva non bisogna sbagliare il mercato e quindi analizzare pregi e difetti. L’Inter ha tanti centrocampisti duttili, Joao Mario dove lo vede meglio? Lo staff sarà confermato?
“Joao Mario è un calciatore offensivo, ha qualità, fa giocate importanti, può essere usato per comandare il gioco e chi comanda il gioco può vincere le partite. Per esempio alla Roma riportammo dietro Pjanic portando avanti Nainggolan che per alcuni era uno scandalo. Lui ha attitudini offensive, dentro la testa dei calciatori ci deve essere la disponibilità a volte a giocare, a volte a stare fuori perché l’Inter ha bisogno di riserve forti, anche di 10 minuti di contributo giusto. Se mi saluti sono tuo amico se no, no? Allora facciamo che non saluto nessuno, deve essere tutto sotto la luce del sole, se non cambiamo non cresciamo e se non cresciamo non viviamo bene la vita. E visti gli ultimi risultati qualcosa da cambiare c’è. Per me Pioli è un allenatore eccezionale, una persona straordinaria, un mio amico ma lo dicono tutti, lui parla di calcio e io non sono più bravo di lui. Differente sì. Lo staff sarà il meglio che potessi avere, stiamo parlando con il direttore di completarlo al meglio possibile. Abbiamo Baldini, Domenichini, Pane e Iaia, ex preparatore alla Roma ed ex Manchester United, che poi è di queste zone. Potremmo modificarlo ancora perché vogliamo essere coperti 26 ore al giorno, 2 ore di straordinario al giorno”.

Sorpreso dalla negatività che ha trovato qui? Quanto è stato allenante l’ambiente Roma per lei?
“Se si vuol fare uso delle esperienze precedenti, Roma è stata una bella esperienza che porterò sempre con me che non posso e non voglio cancellare, ci sono tornato, a volte le ho dato qualche vantaggio, a volte qualche problema, ma ho costruito un modo di ragionare e vivere la Roma riconoscibile. Ho avuto l’apporto anche da chi lavora dietro la quinte, quelli che ti fanno trovare tutto a posto quando non ci sei, hanno un valore incredibile, bisogna imparare da loro. A Vecchi chiederò collaborazione ma ci siamo già sentiti prima della finale per fargli l’in bocca al lupo, era doveroso, ora devo risentirlo per quello che è il mio modo di lavorare, dobbiamo essere tutti dalla stessa parte. Avrò da imparare da lui e lui dovrà aspirare a prendere il mio posto. Ho bisogno della sua collaborazione, dei suoi calciatori, le coppe saranno per me importanti per avere i calciatori sempre sul pezzo”.

Da una parte aveva Nainggolan che sapeva muoversi a centrocampo, Salah bravo sulla fascia, De Rossi e Paredes a centrocampo bravi a interdire. All’Inter mancano questi ruoli? Dzeko-Icardi diversi,proverà a trasformare Mauro in Dzeko?
“Fa parte del lavoro che stiamo facendo, tentativi di modificare la qualità di un calciatore si può fare ma bisogna avere coraggio altrimenti Nainggolan non avrebbe fatto 10 gol in un campionato dopo 4 in tre anni. Icardi ha delle qualità incredibili, non perdiamole. Casomai diamogli la possibilità di metterci un po’ di palle addosso, un po’ di appoggi quando viene a dare una mano a centrocampo. Quando la squadra ti pressa devi venire a prenderti la palla. Dzeko era bravo a venire a dialogare con la squadra, forse meno bravo di Mauro dentro l’area, ne vedo pochi come lui. Deve venire però di piu’ a venire a giocare a centrocampo e dare una mano, cose che Pioli ha introdotto e vanno riprese in mano”.

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