I gemelli diversi della nuova Roma

Il Messaggero (U.Trani) – Il difensore centrale più considerato del centravanti. Anzi, sportivamente, addirittura più amato. Forse succede solo in questa città. Ma è bello così. Perché, tirando le somme dopo 30 partite stagionali, sono i simboli della Roma di Spalletti che, equilibrata nelle ultime settimane (nessun gol preso nelle 4 gare del 2017) e sfacciata nelle giornate migliori (già realizzati 63 gol), ha già 12 punti in più dell’anno scorso e adesso è vicinissima alla Juve capolista. Federico Fazio, classe ‘87, ed Edin Dzeko, classe ‘86, sono i gemelli diversi di questo gruppo che corre per lo scudetto. Prima stagione nella stessa squadra, ma insieme da sempre. Uniti fin dalla nascita, visto che festeggiano il compleanno lo stesso giorno: il 17 marzo. Nel rendimento il paragone è quasi scontato e chiama in causa ovviamente i big (nei loro ruoli) del 3° scudetto: Samuel e Batistuta, cioè il Muro e il Re Leone.

PROFILO RIVALUTATO – Fazio è «speciale». La benedizione di Spalletti, dopo il successo di domenica sera contro il Cagliari, non deve sorprendere. L’argentino ha convinto l’allenatore e soprattutto la piazza. Inizialmente è stato snobbato, essendo arrivato come ultimo cambio dei centrali titolari, in partenza Manolas e Vermaelen, con Rudiger ancora convalescente e Juan Jesus comunque da testare. Federico V, insomma. Nei fatti e non a parole: il tecnico gli preferì De Rossi nel playoff contro il Porto e la gente non si fidò guardando al prezzo del suo cartellino. Nessun difensore è stato pagato così poco dal club di Pallotta: 1,2 milioni per averlo in prestito dal Tottenham e 3,2 per il riscatto (già raggiunte le presenze per esercitarlo: è della Roma, con contratto da 3 milioni a stagione fino al 2019). In poche settimane, il ribaltone. In tandem proprio con Dzeko. Che, nonostante lo avessero chiamato in Cina, ha deciso di riconquistarsi il posto, non più garantito come negli ultimi mesi di Garcia a Trigoria. Nel girone di ritorno dello scorso campionato, con Lucio in panchina, spesso è stato utilizzato un sistema di gioco senza centravanti di ruolo. Dunque, senza Edin. Che, però, ha puntato su se stesso: il suo 2° anno è sempre quello vincente, come è successo nel 2009 con il Wolfsburg e nel 2012 con il City, conquistando il titolo rispettivamente in Bundesliga e in Premier.

RENDIMENTO AL QUADRATO – Anche Fazio ha il suo curriculum di primo piano. Il flop di Londra non può certo cancellare quanto raccolto in carriera: l’Europa League, ad esempio, l’ha già vinta 2 volte (l’ultima l’anno scorso, sfruttando il ritorno in prestito per sei mesi al Siviglia). E alzò il trofeo, da capitano, all’Olimpico di Torino nel 2014, con lo stesso club spagnolo. Federico, archiviata l’infelice esperienza al Tottenham, si è piazzato al centro della Roma. I piedi da centrocampista, avendo giocato anche da mediano, lo facilitano nel ruolo di regista difensivo. I «comportamenti giusti», come li chiama Spalletti, fanno il resto: professionista in allenamento e leader in partita. A Udine, tanto per citare l’ultimo esempio, urlò in faccia a Totti di non perdere più certi palloni al limite dell’area. Dal 18 settembre, sconfitta al Franchi contro la Fiorentina, ha giocato 19 partite di fila in campionato, senza perdersi neanche 1 secondo. E nelle 9 gare di questo torneo in cui la difesa non ha subito reti è sempre stato presente (8 volte da titolare, più il debutto in corsa alla prima giornata contro l’Udinese all’Olimpico). Ed è anche l’unico difensore giallorosso ad essere salito sulla giostra del gol, segnando in casa contro l’Astra Giurgiu il 29 settembre. Dzeko, invece, sta seguendo le orme di Batistuta che, nell’anno dello scudetto, si presentò con 21 reti (20 in campionato e 1 in Coppa Uefa). Edin è già a 20 (14 in A, 5 in Europa League e 1 Coppa Italia). Solo Messi ha segnato lo stesso numero di gol in casa: 14. In Italia, 1 rete meno del capocannoniere Icardi, ha l’unico record a cui avrebbe fatto volentieri a meno: 5 volte ha imprecato per aver colpito pali o traverse. Il bosniaco è più felice quando gli ricordano che se segna lui la vittoria è assicurata: è accaduto in 13 delle 30 partite (10 di campionato, 2 di Europa League e 1 di Coppa Italia).

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