Clara Lafuente: “Spostare l’ippodromo è tecnicamente impossibile, le tribune vanno riutilizzate”

Corriere Della Sera (L.Garrone) – «È dal 2014 che mi batto per la salvaguardia dell’ippodromo di Tor di Valle. E fin da tre anni fa abbiamo organizzato una raccolta di firme, indirizzata da Dan Meis (l’architetto americano che è il progettista dello stadio della Roma, ndr) chiedendo una modifica al progetto che salvaguardasse le tribune». Clara Lafuente, architetto a sua volta, è la figlia di Julio che alla fine degli anni cinquanta disegnò l’ippodromo per le Olimpiadi del 1960. Nei cassetti del suo studio conserva le foto che la ritraggono bambina insieme al padre a visitare il cantiere, o del papà, architetto già famoso, mentre esamina pilastri e pensiline. Quindi niente nuovo stadio per la società giallorossa? «Quello che dico non esclude la sua realizzazione – risponde -. Anche con la raccolta di firme si chiede solo una modifica sostanziale del “plani – volumetrico”, per individuare sul terreno una diversa collocazione dei vari edifici. Una soluzione quindi che permetta di costruirlo, solo non posizionandolo esattamente sul luogo dove oggi è l’ippodromo, ma adiacente. Mi piacerebbe insomma che si tenesse contro della preesistenza – aggiunge – con un’impostazione progettuale più legata alla nostra cultura e alla nostra sensibilità. Noi tendiamo sempre a prendere in considerazione le preesistenze e a dare loro valore».

Clara Lafuente nel suo studio conserva anche i vari pareri, il Piano regolatore del Comune che inserisce l’edificio nella Carta della Qualità e quindi di fatto lo vincola come «opera di rilevante interesse architettonico», la carta con le parole della Soprintendenza Capitolina, che nella Conferenza dei servizi il 18 gennaio aveva espresso «parere favorevole al progetto con la prescrizione di valorizzare anche parzialmente o con la riproposizione in luogo adiacente le tribune, in modo da renderle funzionali ad attività collaterali al nuovo complesso». Ma la soluzione proposta «è impossibile – spiega l’architetto – perché quelle tribune sono inamovibili. Sono strutture in cemento armato con aggetti di 40 metri, impossibili da spostare. Fin da due anni fa c’era stata una diversa proposta: la Roma, che vuole portare i campi di allenamento da Trigoria a Tor di Valle, li può portare benissimo nell’area dell’ippodromo».

Ma quello che più stupisce l’architetto Clara Lafuente è il fatto che «oggi i progettisti si dichiarino stupefatti di questo vincolo annunciato dalla Soprintendenza statale quando fin dal 2014 e proprio con la raccolta di firme avevamo parlato proprio di tutele sulle tribune». Quindi il nuovo vincolo lei se l’aspettava? «Me lo auguravo – risponde -. E visto che c’era già quello della Carta della Qualità mi stupivo che non si fossero già mossi. Ma se fosse possibile vorrei fare una proposta...». Quale? «Sia nel caso che venga realizzato lo stadio in località Tor di Valle, sia che si decida diversamente – dice– facciamo un concorso internazionale di idee per il riutilizzo delle tribune che oggi, lo so, si trovano in uno stato di forte degrado. Infatti sono stati aggiunti dei volumi nel corso degli anni. E anche il discorso che è stato fatto sull’amianto riguarda le superfetazioni, non il progetto originale che andrebbe invece rivalorizzato».

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