Zenga: «Inter-Roma fondamentale per la testa. Il primo posto nel girone ha consumato i giallorossi»

Walter Zenga, allenatore del Crotone ed ex portiere della Nazionale italiana, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Gazzetta dello Sport ed ha parlato della sfida tra Inter e Roma, della corsa scudetto e di alcuni giocatori giallorossi. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Domenica guarderebbe Atalanta-Napoli o Inter-Roma?
«Facciamo che le rispondo così: registro la prima, per rivedere con calma i dettagli che interessano a un allenatore, e accendo la tv live per la seconda. Atalanta-Napoli si guarda per come giocano, Inter-Roma per come propongono calcio. Sarri è al terzo anno di Napoli, Gasp al secondo di Atalanta: due squadre improntate con decisione alle idee dei loro tecnici. Spalletti e Di Francesco sono arrivati quest’anno e le loro proposte hanno bisogno di tempo: fra un anno si parlerà di come giocano Inter e Roma. Che fra parentesi si esprimono già a un buon livello».

Per terzo e quarto posto sarà una corsa a tre?
«Finora ho affrontato solo Napoli e Lazio, che mi ha fatto una grande impressione a livello di singoli e di organizzazione. Sì, direi Inter, Lazio e Roma in ordine alfabetico: altro ordine non saprei darlo».

Nelle ultime cinque partite l’Inter ha fatto tre punti e la Roma cinque: non era vera gloria, quella di prima?
«Una flessione in una stagione ci sta: l’Inter a questo punto l’ha avuta, e credo che al di là degli infortuni sia stata mentale, perché dall’inizio dell’estate al Pordenone in Coppa Italia la sua era stata una corsa sempre al limite, anzitutto per tornare a credere in se stessa. La Roma ha pagato lo stesso stress ma per motivi diversi, credo abbia influito il cammino in Champions League: per arrivare al primo posto in quel girone lì, un po’ ti consumi per forza».

Quanto conta Inter-Roma?
«Per la classifica non per forza tanto, per la testa forse tantissimo».

Il dilemma Schick: valore aggiunto o problema, per una squadra nata con il 4-3-3?
«Il problema è stato un altro: la Roma ha dovuto curarlo, aspettarlo, inserirlo. Chi ha talento, negli ultimi trenta metri può giocare in qualunque posizione e comunque una squadra non gioca mai sempre nello stesso modo, con un sistema dogma: i bravi allenatori sono quelli che lo cambiano senza cambiarlo, dunque senza farsene accorgere. Se io invece che Stoian a sinistra e Nalini a destra metto Crociata e Trotta, gioco sempre 4-3-3: però le cose cambiano, altro che».

Qual è il vero Dzeko? La “macchina” dell’anno scorso o il centravanti contraddittorio del suo primo anno a Roma e di questo?
«Se un centravanti non fa gol è perché sbaglia lui, o perché magari il pallone non gli arriva più come prima? Ma soprattutto: se faccio risultato e lui non fa gol ma mi aiuta a fare risultato, sicuri che sia un attaccante contraddittorio?».

Una cosa che le piace di Handanovic e una di Alisson?
«La stessa: sono padroni di casa, dunque della loro area. In questo mi emozionano. Handanovic lo fa da anni, la rivelazione è Alisson: la sua personalità mi sta impressionando».

Se fosse stato il suo allenatore, avrebbe mandato in tribuna Nainggolan?
«Sono sempre d’accordo con quello che fa Di Francesco».

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