Via all’era Schick… ma dalla panchina. La Roma a Defrel

La Gazzetta dello Sport (D.Stoppini) – Che storia sarebbe, se l’era Schick fosse reale e non virtuale. Sì, ok, Dzeko sta facendo il check-in per Heathrow. Ma proviamo per un attimo a sposare il romanticismo. Che sceneggiatura perfetta verrebbe fuori se il ceco si prendesse l’onere e l’onore di fare il centravanti della Roma proprio a Genova, contro la Samp, contro la squadra che l’ha tolto dalla culla, contro un allenatore che – parole sue – «quando arrivai non sapeva neppure chi fossi e che una volta mi mise in campo contro la Juve perché voleva farmi fuori». Maledetti romantici, la storia è destinata a restare dentro la penna, per il romanzo ripassare più in là. C’è da attendere. Perché al netto di un Edin Dzeko che fa la rifinitura mentre il suo agente chiacchiera con il Chelsea, c’è pure un Eusebio Di Francesco che su Schick mica cambia idea. E infatti ancora ieri non ha mancato di sottolineare che «Patrik deve capire prima di tutto quello che voglio io e comprendere dove siamo arrivati, magari facendo le cose con più cattiveria e determinazione. Deve crescere e migliorare. Ha fatto un gran gol in allenamento, magari potrebbe dargli fiducia nei suoi grandi mezzi».

FRENATA – Se non va letta come una momentanea bocciatura, quantomeno vale una frenata con le ruote bloccate in fondo al rettilineo, perché un rettilineo pareva spalancarsi una volta che Dzeko prendeva altre strade. E invece il testimone passerà sì dalla Bosnia alla Repubblica Ceca, ma con calma. Prima – almeno stasera – dovrebbe fare uno scalo in Francia, dalle parti di Gregoire Defrel. Per inciso, non ci si stupisca se a Trigoria continuino a piovere offerte, l’ultima del Watford proprio per l’ex Sassuolo. Pietà, qui almeno il mercato non entrerà. Defrel titolare, tutto porta a pensare questo, nonostante le prove tattiche di ieri abbiano spedito il francese in fascia destra. Ma a lui Di Francesco del ruolo di centravanti deve spiegare poco, in fondo alla Roma aveva suggerito il suo acquisto proprio pensando a quella posizione, poi le vie del mercato e delle necessità tecniche hanno portato l’attaccante a dirottare in fascia. E allora eccoci qui, ad accontentarci di un romanzo forse un filo meno affascinante di quello immaginato. Ma c’è da leggere, anche quaggiù. Perché Defrel proprio a Marassi il 26 novembre si lesionò la rotula sbattendo contro un palo: ufficialmente una contusione, magari anche qualcosa in più, di certo ci sono voluti due mesi e i fattori di crescita per rimetterlo in campo.

CRISTALLO – Certo che l’eredità di Dzeko è pesante: 46 gol in campionato in due anni e mezzo, a fronte dello zero carbonella di Defrel e Schick in questo torneo. Dice Di Francesco che «Schick è l’uomo del presente», ma il ceco è soprattutto la ragion di Stato dietro la scelta di privarsi di Dzeko. Ci sono almeno 42 milioni di motivi per sperarlo a Trigoria, forse uno in più come mancia perché la scommessa è impegnativa. Suona strana come parola, se associata all’investimento più oneroso del club. Però sul cristallo di Boemia c’è appeso il cartello maneggiare con cura. Dzeko lascia un vuoto, sta anche a Di Francesco riuscire a colmarlo, mettendo Schick nelle migliori condizioni possibili. Questione di feeling, a volte basta poco per far scattare la scintilla. Ma quel poco va fatto.

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