Valentini: “Mancini dovrà far innamorare di nuovo i tifosi italiani, Abete è un usato sicuro. Ventura è stato lasciato solo”

L’ex direttore generale della Figc, Antonello Valentini, è intervenuto ai microfoni de La Signora in Giallorosso, in onda su Tele Radio Stereo. Queste le sue parole:

Come vedi la soluzione Mancini per la nazionale?
Credo che Mancini sia una scelta di livello, mi sono sempre espresso a favore di Ancelotti che sarebbe stato il top per una serie di ragioni. Ho scommesso che l’attuale commissariamento avrebbe scelto Mancini per una serie di fattori ambientali, ma comunque ha le credenziali per fare un buon lavoro. Ha esperienza internazionale e capacità tecnica, quest’anno non gli è andata benissimo con lo Zenit ma questo non vuol dire nulla. Conosce bene l’ambiente della nazionale, da giocatore non ha avuto il successo che avrebbe meritato con l’Italia. Speriamo che in questi anni abbia moderato il suo temperamento, quando sei al vertice non c’è spazio per permalosi e musi lunghi. Bisogna convivere con i club e i calciatori. Mi auguro che Mancini, che conosco bene e a cui faccio l’in bocca al lupo, abbia rivisto il suo modo di rapportarsi con l’opinione pubblica. Negli ultimi anni credo sia diventato un buon allenatore di giornalisti e credo che questo non dispiaccia.

Lippi e Bearzot erano permalosi…
Non ci credo a queste cose, così come non credo al metodo giurassico del silenzio stampa, è una cosa arcaica. Nel 2006 abbiamo vinto un mondiale nel mezzo di Calciopoli, tra gente che voleva togliere la fascia a Cannavaro e mandare via Lippi. L’abbiamo vinto senza fare un giorno di silenzio stampa pur essendo un clima molto particolare.

Serve la giusta miscela tra senatori e giovani?
Penso che Mancini abbia un’occasione mai vista prima. Peggio di così non si può fare ed è già un vantaggio, non riesco ancora a credere che l’Italia non sia qualificata ai mondiali. Agli europei del 2020 ci qualifichiamo per forza, vanno 24 squadre alla fase finale, la metà delle squadre europee andranno sicuramente. Mancini ha il tempo necessario per costruire una nazionale, farla crescere e portarla al mondiale 2022. La materia prima non è così scadente, la differenza è far fare esperienza internazionale ai ragazzi. Ventura aveva fatto poche partite in Europa League con il Torino. Mi dispiace dirlo ma Ventura è stato lasciato solo, il progetto iniziale era avere Lippi come direttore tecnico, poi la federazione ha scoperto la regola da lei stessa posta che non permetteva a Lippi di farlo. Ventura va criticato per il gioco, non per le motivazioni ambientali.

L’ipotesi ritorno di Abete in federazione?
Con Giancarlo ho un approccio di stima e gratitudine, sono stato dg per 5 anni sotto la sua presidenza. Emergono due dati: c’è una crisi di dirigenza che non riguarda solo il calcio ma tutto lo sport italiano. I componenti che hanno chiesto al convocazione dell’assemblea ad agosto hanno ritrovato in Abete le capacità e l’esperienza che non hanno trovato nell’attuale commissariamento. E’ un dato che deve far riflettere, se tutte queste componenti chiedono di interrompere questo commissariamento significa che no si trova un rapporto particolare. Un usato sicuro come Abete dà al calcio italiano certe sicurezze, l’affidabilità e prestigio personale giocano dalla sua parte.

Chi rottamiamo?
Al momento nessuno. Fabbricini dovrà convocare l’assemblea, voglio vedere che cosa succede. Ci sono regolamenti che parlano chiaro, dubito che si possa respingere questa richiesta malgrado le paturnie di qualcuno.

La nazionale è ancora amata?
Sì, va riconquistata però. La gente vuole bene alla Nazionale, che non è quella che si va a celebrare al Circo Massimo quando s vince. La Nazionale va amata tutti i giorni e l’impegno di Mancini è gravoso, bisogna riportare la gente a innamorarsi dell’Italia. Lo schiaffo dell’eliminazione ancora peserà per diverso tempo.

Le parole di Platini sul Mondiale del ’98?
E’ la spocchia del francese che lo ammette vent’anni dopo. Voglio bene a Platini e ci sono affezionato ma non trovo nessuna ragione per le sue parole. Questo atteggiamento, al di là del magheggio che si condanna da solo, autorizza la gente a pensare male e dire chissà quante volte lo avranno fatto. Platini sta per finire la sua squalifica, su cui potremmo discutere, e ha voglia di rientrare nel mondo del calcio. Ha sottovalutato quest’uscita, non ha immaginato l’eco di queste sue dichiarazioni.

Che nazionale sarà quella di Mancini?
Quella dei giovanissimi. Pur rispettando le scelte del ct e l’indole buona di Balotelli, sono uno di quelli che non approva questo suo recupero. Non per le qualità tecniche, ma bisogna creare un gruppo di gente che sappia stare insieme e non sia isolazionista. Mario è stato carente da questo punto di vista, mi auguro sia migliorato con l’età.

La carta vincente per far innamorare di nuovo i tifosi italiani?
Aprire la nazionale alla gente, senza barriere. La Nazionale è la squadra di tutti, ma quella di nessuno quando perde. Dopo la sconfitta amarissima contro l’Argentina del ’90 si presentò l’avvocato Agnelli, dicendoci che era venuto perché quando l’Italia vince ha mille padri, quando perde è orfana. Quando le cose vanno male bisogna stare vicino alla squadra. Mancini dovrà riportare passione, amore e fantasia intorno alla Nazionale.

Balotelli e Cassano…
Due impunti, Antonio era più bizzarro. Ma sono due ragazzi di indole buona, Cassano è un ragazzo generoso ma non conosce il limite rispetto a certi atteggiamenti. E’ come quei cavalli da prateria, indomabile.

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