Udinese, Nicola: “Vincere con la Roma è gratificante. I miei calciatori hanno applicato tutti i concetti prefissati” – VIDEO

Davide Nicola, tecnico dell’Udinese, ha parlato al termine della vittoria contro la Roma. Queste le sue parole:

NICOLA IN CONFERENZA STAMPA

Ha iniziato in giacca e cravatta ma già dopo 10 minuti era in camicia. Può essere stata forse questa la svolta, cioè la determinazione espressa anche tramite il linguaggio del corpo?
Io credo che si debba analizzare la partita, ma comunque quello che io cercavo era un allineamento. Ne avevo avuto modo di parlare con molti di voi, e questo allineamento è nella determinazione che abbiamo avuto. Ero molto emozionato, sin dall’ingresso in campo in cui ho visto così tanta gente che ci ha dato una mano, davvero una grande mano. Mi piacerebbe sfruttare questo senso di appartenenza che noi abbiamo, trasferendolo a chi ci viene a vedere. D’altra parte se si va a vedere cosa vuole vedere la gente quando viene a vedere una partita di calcio è il potersi immedesimare ed essere rappresentati nel miglior modo. Passando alla partita, penso che non ci fossero tante possibilità per fare tante cose. Qui le cose da fare sono moltissime, sono stato piacevolmente colpito dall’attenzione dei miei giocatori. Il mio calcio è molto organizzato e in questo momento è organizzato con un baricentro di inizio pressing molto offensivo, 15 metri oltre la metà campo. Ma noi dovremo essere in grado di alzare il baricentro anche quando costruisce il portiere avversario, dove abbiamo iniziato questa sera, fino ad arrivare – quando subiamo dei cross o degli attacchi laterali – con le due punte che dovevano tornare per raccordare una certa distanza. Per fare questo bisogna correre tanto, bene e con consapevolezza. Io ho guardato le partite della Roma, specialmente contro squadre che rispecchiano la nostra situazione di adesso, perché essere consapevoli della nostra situazione significa essere molto intelligenti, e stbilire delle priorità. Le priorità stabiliscono degli obiettivi, e gli obiettivi erano in funzione di una squadra molto forte, alla quale abbiamo rallentato il palleggio, permettendoci di scivolare occupando spazio tra reparti e tra giocatori dello stesso reparto, e per poter sviluppare il gioco dove avevamo più superiorità numerica. Da questo punto di vista ho visto grande attenzione e dedizione, fermo restando che nelle occasioni create noi avevamo l’esigenza di far alzare i terzini della Roma per creare una diagonale molto lunga tra il centrale difensivo e lo stesso terzino, mentre nella fase di riconquista avevamo degli obiettivi per poter andare a sfruttare questa difficoltà che loro avrebbero avuto difendendo solo in due o comunque con un centrocampista centrale ed un ripiego in ritardo dei loro terzini. Questo lo abbiamo fatto bene, perché poi abbiamo creato cinque occasioni molto nitide. Ho chiesto di non calciare da fuori area tanto per calciare perché la valenza cambia. Un tiro può essere molto pericoloso, ma statisticamente parlando viene un tiro da fuori area ogni 15 tiri, per questo bisogna essere non solo capaci ma bisogna essere anche coscienti del fatto che non sia la migliore arma. Cosa che invece abbiamo lasciato fare alla Roma, per quanto riguarda i loro tiri, e di non portarceli troppo in area, anche se le qualità di questi giocatori sono talmente elevate che nelle 12 palle inattive avute siamo stati davvero molto attenti e in alcuni casi è stato bravo Musso.

Ma è davvero così facile preparare la partita contro la Roma? I due centrali non sono così veloci, quindi le squadre nella vostra situazione si difendono bene, rallentano il palleggio e poi quando possono vanno a colpire…
Sì, in quello che lei ha detto ci sono due dei comportamenti su cui ci siamo allenati molto. In realtà molto sono 3 giorni della scorsa settimana e 4 di questa, con la difficoltà – che poi forse la Roma ne ha di più – dell’assenza dei nazionali. Quindi poter trasferire questi concetti per me è stato molto complicato. Ad esempio con De Paul e Lasagna, che ha avuto anche un problemino, negli ultimi due giorni. Con gli altri avevamo già iniziato a lavorare in questa direzione, con loro invece abbiamo avuto un tempo molto ristretto. Abbiamo valutato squadre come il Bologna e la SPAL, perché per noi, in questo momento in cui non riusciamo ad esprimere qualità nelle transizioni di gioco rimanendo compatti. Qui tutto è da migliorare. L’unica cosa di aver vinto contro la Roma è solo la gratificazione di aver vinto contro una squadra importante. Il fatto stesso che ci sia stato un allineamento, che ci sia stato uno scambio di emozioni… Perché io alleno solo se riesco a trasferire determinate emozioni, che secondo me sono fondamentali perché non c’è nessun progetto tecnico-tattico che non possa sottostare alle emozioni del gioco, come ad esempio nel gol annullato: c’è stato un momento di nervosismo, ma stiamo cercando di lavorare anche in questo senso. Tutto il resto è solo lavoro da fare. Ma c’è un vantaggio: certe cose si possono fare, e se si possono fare dobbiamo solo concentrarci nel fare le cose che ci mancano.

Nei giorni scorsi quanto si è concentrato sulle fasce esterne? Da quel che si è visto, l’Udinese ha vinto la partita soprattutto per le ottime prestazioni dei suoi esterni…
Rispetto a prima non mi interessa. Non dobbiamo parlare di prima, ognuno ha un modo di fare il proprio lavoro. A me piace fare le cose in maniera limpida, non è il mio stile di gioco quello precedente. Quindi per me è tutto un work in progress: a me piace lavorare sugli spazi e non sui riferimenti dell’uomo, mentre loro erano abituati prima ad avere un punto di riferimento sull’uomo, quindi nelle varie uscite – anche ultra offensive – c’erano da fare delle scalate che se non venivano fatte nei modi e nei tempi giusti si poteva andare incontro al concedere molti uno contro uno. Io giocherei sempre nell’uno contro uno, tenendo conto però degli spazi. In questo momento noi secondo me non siamo in grado di poterlo fare, abbiamo bisogno di interpretare i movimenti. Quelli della Roma sono fatti di rotazioni dei centrocampisti, movimenti-esca di Pellegrini e di Cristante, la capacità di Kluivert, Under e El Shaarawy di fare continuo movimento in grado di occupare la linea nonostante Schick o Dzeko si chiamino fuori. Queste cose sono state studiate, provate e riprovate, ma è chiaro che non basta. Bastava un movimento fatto in un tempo migliore da parte della Roma che poteva metterti in difficoltà. Io dico che alla fine non si può essere perfetti e noi non potevamo esserlo. Ma quello che ho detto anche in conferenza stampa è che alle volte il gap si può limitare con altre qualità Le qualità non sono solo tecnico-tattiche, io credo che siano soprattutto mentali.

Per la prima volta in stagione si è vista l’Udinese giocare per tutti i 96 minuti della partita. Questo è sinonimo di grande attenzione e concentrazione, quindi evidentemente l’effetto Nicola si è visto, perché la squadra non era stanca fisicamente ma solo mentalmente. Se una grande squadra come la Roma ha fatto questa brutta figura è solo merito dell’Udinese…
Sicuramente per ogni demerito della squadra avversaria c’è un merito di chi gioca, in questo caso l’Udinese. Direi che è direttamente proporzionale. Io sono abituato a lavorare con un certo volume di lavoro per quella che è la mia filosofia di gioco. Le cose che richiedo sono essenzialmente due: l’attenzione nel percepire gli spazi, quando doveva uscire uno e quando doveva andare l’altro, quando si dovevano passare le consegne quindi cambiare la posizione… e questo non era facile per una squadra che magari arrivava da punti di riferimento diversi. Ma allora è vero anche che questa è una qualità, e se è una qualità io non intendo assolutamente partire da un livello più basso, che è quello che ho detto ai ragazzi a fine partita. Ci sono delle qualità mentali allora, e allora diventa un discorso di dedizione e di passione per il proprio lavoro. Noi oggi non abbiamo fatto assolutamente niente, ma quando conquisti tre punti contro una grande squadra deve essere una super compensazione emotiva sul lavoro che andrai a fare in settimana. Noi dobbiamo spostare costantemente l’asticella della nostra voglia di migliorare, anche perché qui c’è davvero tanto da migliorare. Ma la dinamica dei nostri cervelli è chiara: non si possono mandare due concetti insieme, perché se ne recepisce solo uno e se ne fa bene solo uno e tante volte neanche quello.

Samir? Cosa gli è successo?
La caviglia, la caviglia. Infatti appena finito qui voglio andare a capire cosa sia successo.

Dove può arrivare Pussetto?
Ognuno dei miei giocatori può arrivare ad un livello elevato se antepone la prestazione di squadra a quella individuale. Ogni prestazione individuale è in funzione di un progetto tattico, e ripeto: noi abbiamo appena iniziato. Nel mio caso, ad esempio, nelle gare contano molto le altezze di campo: io sono abituato ad andare ad aggredire l’altra squadra anche quando costruisce il portiere. Se ci avete fatto caso, stasera ci sono stati alcuni momenti nel primo tempo e altri nel secondo tempo in cui noi siamo ripartiti con molti più giocatori ma poi ci siamo disuniti, dove loro hanno trovato delle condizioni in cui poter provare una penetrazione o delle giocate veloci. Questo è un processo di crescita che trovi solo con il lavoro, non c’è altra storia, e la fase di transizione nell’80% dei casi nel calcio fa la differenza. C’è da lavorare su tutto. Ripeto: sono contento per l’allineamento, perché il concetto di lavoro di squadra c’è. Ci sono le qualità per farlo, ma ora bisognerà lavorare duramente.

NICOLA A SKY

Il ritorno che si immaginava…
Vincere contro la Roma è sempre gratificante per noi e l’ambiente. Abbiamo affrontato una squadra molto forte, per noi la partita doveva essere giocata secondo certi concetti. Sono felice perché hanno applicato tutto.

Il gol di De Paul…
Credo ciecamente che la differenza nelle partite la fanno le transizioni di gioco. Abbiamo chiesto di chiudere determinati spazi, non siamo riusciti a farlo a tutte le altezze di campo. In questo momento per la mia filosofia ci sono da rispettare altre cose.

La determinazione sulle palle perse era cercata?
Nel calcio non ci sono segreti, cerco di semplificare La partita è stata impostata non per prenderli alti sulla costruzione del loro portiere, la Roma è brava a saltare la pressione, ma un baricentro offensivo cercando di mantenerci sempre compatti, ordinati e organizzati a centrocampo e sulle catene laterali. Tutto il resto è da migliorare, questa è una prima parte. Tutti i giocatori e lo staff dell’Udinese hanno capito che siamo in una situazione dalla quale dobbiamo uscire quanto prima e a volte se ne esce con atteggiamenti diversi. La nostra intenzione sarà di imporre il nostro gioco, ma non può essere fatto subito.

De Paul si sta affermando…
Abbiamo parlato con i giocatori dicendo di non protestare né disperarsi se si sbagliava un tiro o un passaggio, ma di essere sempre presenti. Questo fa la differenza nel calcio moderno. Rodrigo non lo scopro io ma ho la fortuna di allenare, è un giocatore che ha intelligenza tattica e grande capacità di tenere alta intensità sia quando abbiamo palla sia quando non ce l’abbiamo.

La voglia fa la differenza…
Tutti sappiamo quanto sia importante stabilire determinate relazioni. Ho visto i ragazzi partecipare con grande passione. Lo sport è passione, voglia di rappresentare certi colori, un popolo e poi se stessi. Il marchio è la determinazione, per competere tutto il campionato vanno interpretate bene tutte e due le fasi, mantenendo sempre determinazione e voglia di battersi. Più della vittoria, stasera era importante la voglia di battersi.

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