Corriere dello Sport (C. Zucchelli) – I suoi (pochi) detrattori, quelli che negli anni ad esempio lo chiamavano “capitan padel” salvo poi esserne diventati grandi appassionati, potrebbero obiettare: “Ma come, Totti non voleva fare l’ambassador per la Roma e ora gira per il mondo come testimonial”. Cattiverie, malelingue, a cui Francesco non dà peso mai, a maggior ragione oggi che compie 47 anni e si godrà gli auguri in arrivo da tutto il mondo.

Per i romanisti il 27 settembre è un po’ come se fosse Natale: è così da una vita e non cambierà. Quello che è cambiato, da ormai 4 anni, è il ruolo di Totti nella Roma: capitano, bandiera dirigente, dal 2019 Francesco è un tifoso illustre da una parte e il simbolo del club dall’altra.

Anche se ufficialmente non ne fa parte, è lui che porta ovunque nel mondo la Serie A (con le iniziative come Ambassador della Lega) e i colori giallorossi. Basta vedere quello che è successo in Cina Corea qualche giorno fa: lui e Maldini presenti per alcuni eventi, maglie e sciarpe della Roma e del Milan ovunque, migliaia di persone in fila per una foto o un autografo. Totti ha posato per decine di selfie, ha autografato magliette, poster, bandiere, persino la copertina di un neonato. D’altronde, in Cina c’è un bambino, che oggi ha sei anni, che si chiama proprio Francesco Totti. Così, tutto attaccato.

Lo storico capitano della Roma ha imparato ad apprezzare questo suo ruolo di ambasciatore in giro per il mondo, dall’Asia agli Emirati fino all’America. Con la Roma lo avrebbe fatto, se gli fosse stato chiesto in modo diverso e non lo avesse percepito solo come un’opportunità per allontanarlo da Trigoria. Ma è il passato. Il presente dice che Totti è sempre più un brand globale (insieme a MourinhoDybala e ora Lukaku l’unico esportabile della Roma), dice che i ragazzi della sua agenzia si stanno facendo strada (Volpato al SassuoloPagano Trigoria) e dice anche che la dolorosa separazione da Ilary Blasi è qualcosa di cui, da oltre un anno, non parla più.

L’intervista al Corriere della Sera è stata una bomba mediatica, ma poi Francesco non ha più proferito parola, nonostante le frecciatine, più o meno consapevoli, che gli vengono rivolte. Ha imparato a guardare avanti e far sì che di lui si parli solo per quello per cui è sempre stato famoso: il calcio, la Roma. Quando, in Asia, lo acclamavano, qualche giorno fa ha chiesto di portare fortuna alla Roma perché “ne abbiamo bisogno” e ha anche ribadito che senza “la Roma niente sarebbe stato possibile”.

Parole d’amore: non le prime, non certo le ultime. Tutto questo, inutile negarlo, sperando che prima o poi torni a ricucirsi il filo con Trigoria: la disponibilità di Francesco c’è, ma i tempi non sembrano immediati. Totti aspetta una chiamata, come normale quando ti metti a disposizione dell’amore di una vita e come logico quando le persone che ti volevano fuori dal club non ci sono più. Ma non è questo il momento. Arriverà? Prima o poi. E quando succederà sarà un po’ come un altro Natale.