Corriere dello Sport (R. Maida) – Nessuno chiude la porta alla Roma. Non lo ha fatto Mourinho, che si è limitato a dubitare del rinnovo del contratto in scadenza, tantomeno lo fa Tiago Pinto, che si attribuisce molti meriti nel percorso di ristrutturazione finanziaria e tecnica intrapreso dalla Roma.

“Il mio futuro non è importante – ha detto ieri a un evento il general manager – sono questioni di cui parliamo internamente, che però contano decisamente meno del bene del club”. Ma quando un uomo precisa di non essere interessato alla gloria personale, solitamente sta cercando consensi. Tiago Pinto non si distacca dal cliché: “In tre anni abbiamo venduto calciatori ricavando circa 150 milioni. Alcuni di questi avevano più di 30 anni o comunque uno storico di infortuni significativo. Credo che sia un buon risultato, anche se sarà il tempo a svelare la verità. Inoltre abbiamo preso Mourinho, Dybala, Matic, Wijnaldum. Non credo fosse facile”.

Ha dimenticato Lukaku, se è per questo. Ride: “Per lui e Dybala siamo stati fortunati, perché gli altri non li volevano… Non voglio parlare di questo (appunto, ndr) ma siamo stati bravi e intelligenti nel timing. Con loro come con Mourinho. E’ stato un bel lavoro d’equipe e c’è stata anche una componente di fortuna per arrivare davanti a squadre con disponibilità finanziarie superiori. A inizio mercato certi affari non li avremmo chiusi”.

Tiago Pinto difende il suo operato a ogni livello: “I Friedkin stanno dimostrando, nonostante i paletti del fair play finanziario, di avere programmi molto ambiziosi per la Roma. Quanto a me, la proprietà mi aveva affidato l’obiettivo di lasciare la società meglio di come l’avevo ereditata. Su questo non ho dubbi, ci sono riuscito. E tra due anni la situazione economica sarà ancora migliore”.