Szczesny il salvatore. Finalmente porta chiusa: “Tifosi, ora sorridete”

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La Gazzetta dello Sport (A.Pugliese) – Alla fine sembrava quasi una partita di ping pong. Le parate di Szczesny all’Olimpico, quelle di Ter Stegen a Leverkusen. In mezzo la qualificazione della Roma agli ottavi di finale a cinque stagioni di distanza dall’ultima volta (2010-11). E se stavolta non c’era il Barcellona di cui tessere pubblicamente le lodi, magari a fine partita Szczesny avrà gioito anche per la qualificazione dell’Arsenal. Ma pazienza, basta quello che ha fatto in questa scialba serata per riprendersi tutto quello che proprio il Bate gli aveva tolto a fine settembre. La sua crisi era iniziata proprio lì, nella sfida d’andata, in quella serata di Borisov in cui alla fine il portiere polacco ammise candidamente a Garcia: «È inutile analizzare una sconfitta in cui gli errori del portiere sono stati così netti». Ieri di errori Wojciech non ne ha commessi, anzi. Con un paio di parate stratosferiche ha respinto il Bate Borisov e spedito agli ottavi la Roma. E alla fine quella partita di ping pong è come se l’avesse vinta.

SORRISI E PARATE – Quel 29 settembre Szczesny uscì frastornato da Borisov. Altri tempi, altre sensazioni. Molto diverse da quelle di ieri, quando Szczesny a fine gara guardava divertito quella parata mostruosa su Gordeichuk. «È vero, mi sono divertito a rivederla – dice il polacco –. Per i portieri è così: a volte le cose non vanno bene e non puoi dire niente, quando invece sei decisivo te le puoi godere». Come l’Olimpico si è goduto soprattutto lui, molto meno la sua Roma. «Cosa non va? All’inizio facevamo molto bene in fase offensiva ed eravamo meno buoni in quella difensiva. Ora, invece, controlliamo meno il gioco ma siamo meno pericolosi. Ma sono sicuro che con Garcia troveremo l’equilibrio giusto».

LA RIVINCITA – E allora meglio guardare le cose positive, quelle poche che ieri sono apparse all’Olimpico. Tra queste, la più bella è stata proprio Szczesny. Dopo i sei gol di Barcellona Garcia lo ha messo fuori, preferendogli De Sanctis. Forse per una sigaretta di troppo, forse per quei complimenti a fine gara al Barça, molto più probabilmente per dargli un segnale. Di certo, non per i 6 gol perché non ci fosse stato Wojciech, al Camp Nou sarebbero stati anche di più. «Ma io non sono mai sparito, anche se prendere 6 gol non è bello e non lo può essere mai – continua il polacco – Ma cerchiamo di goderci questa qualificazione, che a conti fatti è la cosa più importante di tutte». Anche se poi la gente non la pensa proprio così, visto il fiume di fischi finali abbattutisi sulla Roma. «I tifosi hanno il diritto di sentirsi frustrati, di aspettarsi uno spettacolo migliore di quello che gli abbiamo offerto. Ma magari a casa, a mente fredda, tutti saranno più felici». Di certo lo è lui, che si è messo da parte tanti brutti pensieri. A cominciare da quella serataccia di Borisov. Poi se a giugno tornerà all’Arsenal pazienza. Nel frattempo, intanto, ha messo fine alla striscia negativa dei giallorossi, che in Europa prendevano gol da 27 partite consecutive. E riportato la Roma tra le prime 16 d’Europa.

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