Il Romanista – E Stekelenburg vuole tornare ad essere decisivo

Parla poco, ma quando lo fa si fa sentire. Per questo fa riflettere il fatto che uno dei più delusi dopo la sconfitta di Lecce fosse Maarten Stekelenburg, 30 anni da compiere a settembre e portiere vice campione del mondo. Un giocatore nato e cresciuto nell’Ajax, uno di quelli che, pur essendo non precisissimo in alcune uscite, è in grado di salvare un risultato. Una partita. Ne ha fatte tante di parate quest’anno belle e importanti, a Lecce su almeno tre dei quattro gol non poteva nulla (solo su quello di Muriel da lontano avrebbe potuto metterci una pezza) ma spesso e volentieri in questa stagione si è trovato avversari che gli sbucavano da tutte le parti. Colpa del gioco di Luis Enrique, che considera fondamentale il portiere in quanto primo attaccante e ultimo difensore? O colpa invece dei compagni di reparto, con cui all’inizio faticava a intendersi per problemi di lingua e che invece ora lo capiscono bene ma non sempre lo aiutano? Difficile dare una risposta. Certo è che Stek, nell’anno che precede gli Europei, ha incassato finora 42 reti in 31 partite. La media è di 1.35 a incontro. Tanti, anche se di questi pochi gli si possono addossare.

Il modo in cui gioca la Roma è profondamente diverso da quello che metteva in pratica all’Ajax e anche il campionato italiano è profondamente diverso rispetto a quello olandese. Questi aspetti non si possono trascurare. Però Stekelenburg vorrebbe comunque che la sua porta fosse meno esposta ai pericoli e che ci fossero meno situazioni in cui trovarsi solo a fronteggiare gli attaccanti avversari. Sul modello, tanto per fare un esempio, del rigore e dell’espulsione su Klose al derby. Che poi lui, così come i suoi colleghi, consideri una follia la regola e quindi la doppia sanzione è un altro discorso e bastano le parole che dice continuamente Buffon per capirlo.

Contratto di quattro anni da 2.7 milioni lordi a stagione, Stekelenburg è e sarà il titolare della Roma anche il prossimo anno. Non ci sono dubbi. A Trigoria pensano di mandare Curci a giocare e di tenere, come terzo, Lobont, che è una garanzia, dà sempre il massimo in allenamento ed è anche un uomo spogliatoio. Si cercherà un altro estremo difensore, che possa essere affidabile e che sia bravo a giocare con i piedi come Luis Enrique chiede. Ma il numero uno era, è e resterà Stekelenburg, che gode anche della stima di Franco Tancredi. Con lui, e con Nanni, si allena ogni giorno, con loro sta cercando di migliorare proprio nelle uscite e in quell’uno contro uno che spesso si trova ad affrontare. Troppo spesso però. E la sua speranza, di cui non ha fatto neanche troppo mistero anche se, sembrerebbe, senza alzare la voce in alcun modo, è che i suoi compagni gli diano una mano.

Il Romanista – Chiara Zucchelli

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