Stadio della Lazio: Lotito tratta con Vitek l’area di Tor di Valle

La Repubblica (L. D’Albergo) – Si sono sentiti una prima volta, quasi a livello informale. Poi una seconda. Quindi una terza. E ancora: Claudio Lotito è in trattativa con Radovan Vitek per realizzare lo Stadio delle Aquile a Tor di Valle. Le basi per arrivare a un accordo tra il presidente della Lazio e il magnate ceco ci sono. Il primo non ha mai nascosto di voler regalare una nuova casa ai suoi tifosi. Il secondo deve trovare una soluzione per i terreni che sta per acquistare per 50 milioni di euro. Ma, si sa, l’area per cui il ricchissimo multiproprietario ha deciso di aprire il portafogli ha il suo pregresso: lì, a poche centinaia di metri dal Grande raccordo anulare, la Roma ha parcheggiato i suoi sogni per 3.314 giorni. Per più di 9 anni, tra annunci e inchieste, i giallorossi hanno provato in ogni modo a realizzare il loro nuovo stadio. Poi, nauseati dai tergiversamenti del Campidoglio e messi sul chi va là dai pignoramenti (ora rimossi) scoperti sui terreni, si sono sfilati.

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Adesso c’è Lotito. Per anni sono circolati rumors su una sua presunta passione per il Flaminio. È sempre valida la voce secondo cui l’obiettivo del patron biancoceleste sarebbe quello di realizzare un impianto di proprietà sui terreni di famiglia sulla Tiberina. Ma ora l’opzione più immediata è diventata Tor di Valle. Nel corso degli incontri tra il presidente laziale e gli emissari di Vitek si sarebbe parlato anche della Lazio. Ma Lotito, che valuta il club comunque non meno di 600 milioni di euro, ha chiuso subito il capitolo sportivo. Se mai le parti troveranno un accordo, sarà sullo stadio. L’interesse pubblico c’è già. Il progetto pure. Il problema resta sempre la sua fattibilità. La Roma, oltre che per i pignoramenti, si è tirata indietro perché il masterplan (visto e rivisto a causa delle contorsioni della giunta grillina) nel giro di un decennio è invecchiato terribilmente. La pandemia e l’avvento dello smart working hanno reso difficilmente sostenibile la realizzazione delle sette palazzine di uffici che avrebbero dovuto finanziare l’investimento per la realizzazione dell’impianto sportivo e delle opere pubbliche necessarie a collegarlo al resto della città. Facile pronosticare una modifica radicale al progetto (da quasi un miliardo di euro) immaginato per la Roma.

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