Sprofondo Roma

Il Tempo (E. Zotti) – Il rischio è trascorrere tre mesi in apnea. Dopo ventisei giornate di campionato il bilancio della Roma di José Mourinho parla di 41 punti totalizzati – 9 in meno dello scorso anno – con la squadra ottava in classifica. Numeri che raccontano le difficoltà incontrate dal gruppo giallorosso e rispecchiano le mancanze di una rosa probabilmente non all’altezza del suo condottiero: per trovare un ruolino di marcia peggiore si deve risalire alla stagione 2012/2013, quella dell’accoppiata Zeman-Andreazzoli (subentrato al boemo alla ventitreesima giornata) con la Roma ottava a 40 punti dopo ventisei partite.

Detto che anche Capello si trovò ad affrontare enormi difficoltà al suo primo anno a Trigoria prima di portare la squadra alla vittoria grazie ad un mercato faraonico, anche per lo Special One la soluzione più rapida per iniziare a tracciare davvero il cammino della sua Roma sembra essere una profonda ristrutturazione della rosa. Con la Conference League rimasta l’unico obiettivo concreto da inseguire e considerate le difficoltà incontrate in tutte le gare giocate dai giallorossi fino a questo momento, immaginare una rimonta improvvisa verso l’Europa che conta nel finale di stagione appare quantomeno improbabile.

La fiducia in Mourinho non è mai stata in discussione da parte dei Friedkin e della direzione sportiva, che da mesi lavora sottotraccia per costruire una Roma degna di Mou, programmando una rivoluzione in vista della prossima estate. Un piano che prevede la ristrutturazione della squadra, cedendo gli elementi che a fine stagione non si saranno dimostrati all’altezza del progetto che la proprietà e il tecnico hanno in mente per riportare la Roma a vincere un trofeo.

 A lamentare l’inadeguatezza di alcuni elementi della rosa è stato lo stesso Mourinho, che dall’inizio del campionato non ha perso occasione per sottolineare la differenza qualitativa tra la panchina della Roma e quella delle altre big di Serie A. Un problema che Tiago Pinto ha cercato di risolvere durante l’ultima sessione di mercato con gli acquisti di Sergio Oliveira e Maitland-Niles: troppo poco per sperare di cambiare gli equilibri della squadra. Il portoghese dopo un buon avvio si è scontrato con le difficoltà del calcio italiano mentre l’esterno di proprietà dell’Arsenal, fin dal suo arrivo, è stato sballottato da una fascia all’altra senza riuscire a ritagliarsi un ruolo definito. Due giocatori utili ma che non sono bastati a raddrizzare la rotta giallorossa. Per puntare in alto a giugno serve una rivoluzione.

 

 

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