Derby sotto il sole, siamo sicuri sia la soluzione?

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La Gazzetta dello Sport (L.Di Bartolomei) – Nell’era della comunicazione continua bisogna sempre essere iper attenti a cosa si promette.Facciamo un esempio nella speranza di essere smentiti. Gentile presidente Tavecchio, a marzo, allo scoppiare definitivo della «bolla Parma», lei ci tenne a rassicurare l’ambiente cittadino, i numerosi dipendenti, i fornitori e i creditori dei gialloblù a riguardo di una cordata straniera pronta ad investire nel club, facendolo ripartire dalla serie B e garantendo per quanto possibile la soddisfazione dei crediti. Ad oggi, anche in considerazione delle ultime dichiarazioni del presidente della Aic Tommasi, mi pare di capire che le cose stiano diversamente: le domando quindi – senza polemica alcuna ed in considerazione del fatto che tutti, immagino, stiano agendo per il bene del calcio italiano – a che punto siamo? Fatta salva la regolarità dei campionati infatti potrebbe sembrare che la vicenda sia da considerarsi un importante problema di mal gestione di una azienda privata come tante. Le cose però stanno diversamente.

Qui infatti è in gioco non soltanto la storia di una grande squadra del nostro campionato di serie A e l’amore dei tifosi, patrimonio immenso che dovrebbe essere a cuore di tutto il sistema calcio. Qui sono in gioco vicende societarie che coinvolgono la credibilità della parola della Federazione oltre che il destino di centinaia di lavoratori: e non è che in queste settimane (ma si potrebbe dire ormai anni, se non decenni) la credibilità del sistema calcio viaggi su sfere altissime.

Ecco perché bisogna essere sempre accorti quando si promette qualcosa. Questa decisione che i prossimi derby si giocheranno per forza alle 12.30 è una sconfitta. Per i tifosi, per lo Stato, per lo sport, per tutti. Inoltre questa cornice mi consente due banali riflessioni: la prima è che il sole non mi sembra possa rappresentare un deterrente nei confronti dei così detti facinorosi. La seconda è che ancora una volta nella gestione preventiva delle tifoserie straniere (ieri in curva Nord c’erano moltissimi pseudotifosi del Wisla, del Levski, del West Ham, del Ferencvaros – praticamente una internazionale neonazista) le forze dell’ordine hanno funzionato a mezzo servizio.

È vero che 6 ultras sono stati rimandati a casa la notte precedente ma è anche vero che tutti gli altri sono stati controllati da lontano. Forse troppo lontano considerando che ad esempio molti potrebbero essere respinti alla frontiera (si può respingere il soggetto «considerato una minaccia per l’ordine pubblico o per la sicurezza dello Stato ovvero per l’ordine pubblico, la sicurezza interna, la salute pubblica o le relazioni internazionali di uno degli Stati membri») prassi che tra l’altro sarebbe auspicabile rispetto ad esempio a quanto fanno sovente le polizie europee quando le tifoserie sbarcano sul loro territorio (si ripensi ad esempio quanto avvenuto con i tifosi giallorossi in trasferta a Rotterdam quando moltissimi furono rilasciati dopo essere stati controllati per due ore e mezzo in aperta campagna, sotto la pioggia, a due passi dall’aeroporto di Schipol, fotografati e perquisiti senza poter nemmeno andare in bagno).

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