La Gazzetta dello Sport (M. Cecchini) – Un comunicato di 43 parole che dà l’impressione più di un benservito che di una separazione consensuale. Una cosa comunque è certa: ad appena 558 giorni dall’inizio del suo incarico Piero Berardi non è più il Ceo della Roma.
Al solito, nel puro stile che la famiglia Friedkin ha immesso nella propria visione manageriale del calcio, il fulmine è caduto quasi improvviso. A dire il vero, però, che la posizione di Berardi non fosse più solida all’interno del club si sapeva da tempo. In molti, infatti, supponevano che a fine stagione l’ex ceo della Pirelli in America del Nord sarebbe stato sollevato dall’incarico.
Quello che sorprende in questo caso, perciò, è soprattutto la tempistica improvvisa. Dai vertici della società si parla di divergenze strategiche fra i Friedkin e Berardi, anche se non avrebbero avuto un peso né la vicenda delle plusvalenze – che vede indagati Dan, Ryan e lo stesso Berardi – né la questione nuovo stadio, su cui tutto procede più o meno secondo la tempistica prevista e con un buon accordo di fondo con il Comune, tanto che l’assessore all’Urbanistica, Veloccia, ha già detto: “Il progetto andrà avanti anche senza Berardi“. Morale: “Questione di business”, dicono da Viale Tolstoj all’Eur.
Smentito un ruolo di Mou nel siluramento, è subito cominciata la caccia al sostituto e si sono affastellati nomi diversi, oscillanti da Boniek (vice presidente Uefa) a Nepi (direttore generale di Sport e Salute) a Cozzoli (presidente e a.d. Sport e Salute), ma senza alcuna conferma, anzi spesso raccogliendo solo smentite. Un altro che circola è quello di Umberto Gandini, presidente della Lega Basket ed ex a.d. proprio della Roma.