Roma che male. Il Papu battezza i giallorossi

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La Gazzetta dello Sport (M.Cecchini) – C’è una malinconica coerenza nella settimana della Roma, cominciata con la mattanza di Barcellona e terminata con i fischi dei tifosi giallorossi giunti all’inizio, all’intervallo e a fine partita. La notizia è che la squadra per ora non c’è più, annientata dallo 0-2 prodotto da un’ottima Atalanta, in rete con Gomez e Denis su rigore, che santifica una festa andata in scena a Zingonia già ieri sera. Festa addirittura doppia per il centravanti, che diventa lo straniero più prolifico della storia del club con 54 reti, superando Rasmussen. Perciò crisi finita, se si pensa che i bergamaschi – tornati al successo all’Olimpico dopo 12 anni – nelle ultime 3 partite avevano fatto un solo punto, con un modesto «score» in trasferta, fino a ieri, di un successo, un pareggio e ben tre k.o. Insomma, caduto l’alibi del Barça, la mancanza di personalità e gioco del gruppo di Garcia è emersa lampante e si capisce perché – al netto delle smentite imbarazzate del d.s. Sabatini – per la prossima stagione sia stato già sondato Di Francesco. Ma la voglia di capri espiatori mette già ora il francese sulla graticola e se arriverà un flop in Champions – il Bate in fondo non è inferiore all’Atalanta – occhio ai colpi di scena (per ora prematuri), perché proprio come un anno fa «l’effetto Bayern» potrebbe essere devastante.

DIFESA INDIFENDIBILE – I numeri infatti raccontano come la Roma – giunta alla quinta sconfitta stagionale, di cui 3 in campionato – abbia subito ben 33 gol in 19 partite, dei quali 17 in campionato. Un’enormità, se si pensa che nel 2013-14 ne avevano incassati 25 in tutto il torneo e l’anno scorso 31. Per questo Garcia in avvio sceglie di rivoluzionare la retroguardia, giubilando Szczesny e Rüdiger, rilanciando De Sanctis e Castan, con Florenzi tornato difensore. I problemi però non dipendono dai singoli ma dal collettivo. L’Atalanta infatti, grazie al lavoro di Raimondi e Grassi a destra e Brivio e Kurtic a sinistra blocca bene le fasce ai giallorossi – unica fonte di gioco anche in assenza di Salah e Gervinho – per poi ripagarli con la stessa moneta, cioè con l’aggressione delle corsie esterne, risultata fruttuosa grazie al fatto che la difesa spesso è male allineata e debole negli uno contro uno, senza contare che nella ripresa – con l’avanzamento di Pjanic a ridosso di DzekoGarcia consegna il centrocampo alla ripartenze nerazzurre, creando per giunta meno pericoli del primo tempo. Infatti, dopo un avvio coi postumi di Barcellona, la squadra di Garcia comincia a presidiare la trequarti, anche se Sportiello deve intervenire solo un due volte: su un tiro di Dzeko (11’) e su una conclusione velenosa di Pjanic in area (18’), ma si capisce che è un fuoco di paglia perché Florenzi nei cross è totalmente fuori misura, mentre Iturbe e Dzeko uniscono la buona volontà ad altrettanta confusione. Le idee chiare invece ce l’ha l’Atalanta, che sa muovere bene la palla in mediana con Cigarini e Kurtic per innescare Moralez, il ritrovato Denis e soprattutto il devastante Gomez. Proprio lui infatti intercetta uno sciagurato passaggio di Digne involandosi e battendo De Sanctis con un gran tiro a giro: è il 40’ e la Roma barcolla.

TRE ROSSI – Chi si aspettasse una ripresa veemente dei padroni di casa, rimarrebbe presto deluso. Lo zoppicante 4-2-3-1 ridisegnato produce poco, tant’è che spesso Dzeko è costretto a cercare palloni sulle fasce. All’8’ comunque, su angolo di Florenzi, una carambola aerea tra Pjanic e Paletta viene salvata sulla linea da Cigarini, ma l’attacco si spegne lì, nonostante l’inserimento del baby bomber Sadiq e di Maicon. Anzi, detto che De Sanctis salva il raddoppio su Moralez lanciato da Kurtic (in fuorigioco), a chiudere la partita ci pensa una sciagurata entrata del brasiliano su Gomez lanciato a rete: rosso e rigore, che al 37’ Denis realizza senza problemi. Finita? Quasi. Ci sarebbero anche le sciocche espulsioni di Stendardo e Grassi per dare pepe al finale, ma questa Roma è così sotto choc da non riuscire a reagire in nessun modo. E se l’Atalanta mette il vestito di gala per la festa a Zingonia, ai 5.587 paganti (minimo stagionale) non resta che consumarsi le labbra fischiando. La Grande Roma, se mai è esistita, per ora ha l’encefalogramma piatto.

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