Registi a caccia dell’Oscar

Il Messaggero (A.Angeloni) – Otto anni di differenza sono una vita, specie se fai il centrocampista e devi scattare appresso a pallone e avversari. Jorginho da una parte, De Rossi dall’altra: due registi a caccia dell’Oscar. Uno, la carriera, la sta portando avanti con successo, l’altro è quasi alla fine e tante soddisfazioni se le è pure tolte. Il brasiliano/italiano sogna e gioca per lo scudetto, il secondo lo sogna e basta e quando la Roma lo ha vinto era solo un bravissimo giovincello della Primavera. Se Daniele – ai tempi – ci ha messo un attimo a prendersi in mano la Roma, a Jorginho per entrare definitivamente nel cuori dei suoi allenatori ci sono voluti anni: solo un paio di stagioni fa, proprio contro la Roma, venne sostituito e fischiato dopo essere stato ingoiato dal pressing di Nainggolan.

MARCATO E MARCATORE – La posizione dei due rivali in campo è la stessa e, per consolidati giochini di passaporto, pure la nazionalità è la stessa, tant’è che Jorginho (brasiliano) stava scavalcando De Rossi nel ruolo di centrale della Nazionale. La posizione è la stessa, dicevamo, il modo di interpretare il ruolo ad essere molto diverso: Jorginho un regista classico, distributore di palloni e idee, Daniele più un mediano/difensore, trasformatosi in regista senza mai diventarlo sul serio. La distribuzione palla è diversa di squadra in squadra, al di là delle caratteristiche del singolo interprete in regia: il Napoli gioca nel corto, con palleggio rapido e fraseggio continuo ad alta velocità; la Roma predilige il pressing e la ripartenza rapida in verticale, di possesso ne fa meno. Uno, Jorginho, ha meno esperienza dell’altro, questo lo si evidenzia per l’età e il numero di partite vissute ad alto livello. Sarri al suo regista non rinuncia quasi mai, mentre Di Francesco, specie quando aveva Gonalons, lo ha fatto risposare, spiegando anche ieri la diversità tra il romano e il francese. «Nella gestione della palla Daniele ha più esperienza, Maxime ha più capacità fisiche per recuperare. Possono interpretare questo ruolo entrambi. Se la squadra si allunga puoi giocare con tutti i sistemi di gioco, ma ti serve la grande giocata; se la squadra si accorcia puoi fare con qualsiasi modulo, giocando corti. Abbiamo fatto grandi prestazioni rimanendo compatti, quando ci allunghiamo qualcosa non va. Strootman a San Siro ha fatto bene il regista perché coadiuvato dagli altri. Si parla spesso di discorsi individuali, il concetto di fondo è sempre di squadra, anche per il modulo di gioco».

NUMERI – Di Francesco ha utilizzato De Rossi 15 volte in campionato e 5 in Champions, il numero 16 ha risposto con un assist e zero gol (da quando gioca da difensore aggiunto, di reti ne ha sempre fatte poche, ovviamente). Diverso lo score del suo dirimpettaio: 23 partite in campionato, due in Champions più le due nel preliminare con il Nizza, poi una in Europa League e una in Coppa Italia: due gol (uno su rigore uno su ribattuta dopo un penalty fallito) e 4 assist. La differenza, insomma, è nei passaggi gol più che nei gol. Sempre per capire la distanza tra i loro modi di “assistere” la squadra in fase di proposizione del gioco, basta notare lo squilibrio nel numero dei tiri in porta in campionato: 5 totali e uno nello specchio per De Rossi, 14 e 5 per Jorginho. Perde meno palloni il romanista (40) rispetto al napoletano (80),me ne recupera di più quest’ultimo (56) rispetto a Daniele (29). Chi gioca contro il Napoli sa bene quanto sia necessario tappare la fonte di gioco, appunto Jorginho. Ed ecco perché un giallorosso dovrà andare ad aggredirlo in fase di possesso avversario. Contrastare le giocate di Jorginho sarebbe già un modo per limitare la portata offensiva del Napoli: Dzeko, Nainggolan hanno il compito di coprire il campo davanti a lui; De Rossi più che marcato dovrà essere marcatore: su Hamsik, come gli capita spesso, o su Allan, bravo pure lui come lo slovacco, ad aggredire l’area. Ecco perché Jorginho è un Pirlo, mentre Daniele è un Desailly, appunto, un difensore aggiunto. La gestione dell’inizio azione è più compito di Fazio (o Juan Jesus), solo dopo di De Rossi. La Nazionale ancora potrebbe accomunarli: l’italo brasiliano è il futuro, dopo la sfida con la Svezia ha colto l’investitura di De Rossi, ma dopo qualche tempo è ricambiato tutto e il romanista ha dato la sua disponibilità a tornare in Nazionale (o quantomeno a non abbandonarla subito). Rivali stasera, rivali in azzurro. Sempre in cabina di regia, da diversamente registi.

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