Perotti. Un gol alla Lazio: sa già come si fa

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Corriere dello Sport (R.Maida) – E’ il primo ma è anche il terzo. Se si parla di Lazio-Roma, beh, Diego Perotti lo sperimenta per la prima volta. Ma di atmosfere da derby ha sentito parlare già da bambino, quando nelle giovanili del Boca Juniors sfidava i rivali di sempre del River. E poi a Siviglia, quando ha affrontato tre volte il Betis senza mai perdere. Chiudendo a Marassi, dove Genoa-Sampdoria è una cosa seria: tre esperienze con tre risultati diversi e un gol, decisivo, da fare impazzire la Curva Nord.

ABITUDINE – Stavolta invece Perotti dovrà volgere lo sguardo a sud, auspicando di trovare più gente possibile a incitare la Roma. Ricordando un precedente molto incoraggiante contro la Lazio, lo scorso inverno allo stadio Olimpico. Fu lui a segnare il rigore che consentì al Genoa di vincere la partita: tocco di patto delicato che spiazzò Berisha, appena subentrato a Marchetti che era stato espulso per il fallo su Niang. Uno a zero e tanta felicità per la squadra che ha rilanciato la sua carriera: «Stavo per smettere ha raccontato pochi giorni fa a pagineromaniste.com durante il Media Day a Trigoria – non riuscivo a giocare tre o quattro partite di fila per colpa degli infortuni. I medici dicevano che stavo bene ma non era così. Poi invece sono arrivato in Europa e la vita è cambiata». E’ stato più tenace e fortunato di suo padre Hugo, ex attaccante del Boca, costretto a chiudere con il calcio a soli 28 anni per colpa dei problemi fisici.

APPROCCIO – Doveva essere dell’Inter l’estate scorsa. Invece a Mancini è stato consegnato il romanista Ljajic che costava meno. E così Perotti, sia pure con qualche mese di ritardo, è sbarcato alla Roma, realizzando immediatamente un record: novanta minuti giocati solo 48 ore dopo aver sfidato la Fiorentina nella sua ultima esibizione con la maglia del Genoa. «Ero un po’ stanco ma ho dato tutto quello che avevo». Che non era poco: a parte l’assist, il primo dei quattro già regalati alla Roma in otto partite, Perotti è stato una presenza costante nel gioco di Spalletti, da trequartista come da mezz’ala, da ala come regista, confondendo le idee al Sassuolo prima e a tanti altri avversari poi. Un inizio di strada che ne ha fatto benedire la convinzione con la quale Sabatini (ora in uscita) ha spinto Pallotta a prenderlo, non senza qualche attrito.

AMBIZIONI – Non sono bastati due mesi ad altissimo livello, con due gol all’attivo contro Sampdoria e Fiorentina, a riavvicinarlo alla nazionale. Aveva sperato di aggiungersi alla lista dei 14 compagni che sono andati a rappresentare i rispettivi Paesi in giro per il mondo ma il ct, il Tata Martino, per ora non lo ha chiamato. Perotti, argentino numero 33 della storia della Roma, continuerà a lavorare per tornare nel gruppo degli eletti, dopo il debutto del 2009 nella gestione Maradona (sei minuti al posto di Messi in amichevole contro la Spagna) e l’esordio da titolare del 2011 con Sergio Batista selezionatore (titolare per 69 minuti in una formazione sperimentale che venne travolta dalla Nigeria: 4-1). Ma prima c’è il club che gli ha fatto ritrovare, anche se per poco, l’atmosfera che più amava a Siviglia: quella della Champions League. «Ora però vogliamo tornarci – ha garantito – con Spalletti va tutto a meraviglia». E pensare che anche Garcia lo aveva aspettato con ansia.

RIMPATRIATA – Ieri intanto, approfittando della Pasquetta libera, Perotti ha invitato a Roma tre vecchi amici dei tempi andalusi: l’uruguaiano Sebastian Cristoforo e gli argentini Nicolas Pareja e Federico Fazio. L’ultimo, difensore centrale, è appena tornato in prestito al Siviglia dal Tottenham e in passato è stato cercato anche dalla Roma. Chissà se a Perotti ha parlato di un possibile futuro insieme.

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