Corriere dello Sport (C. Zucchelli) – A trent’anni Leandro Paredes è nel pieno della maturità. Brinderà alla cifra tonda il 29 giugno, immerso nella Coppa America ed è quello che avrebbe voluto. Probabilmente avrebbe anche voluto chiudere con la Roma in modo diverso: domenica a Empoli, la città dove è esploso, ha mantenuto bellissimi ricordi e ha vissuto i primi tempi da giovane papà, non ci sarà perché squalificato dopo il rosso contro il Genoa.

Paredes, infatti, è tornato a Roma dopo gli anni di San Pietroburgo, Parigi e Torino profondamente cambiato: fisicamente ha messo su due o tre chili di muscoli, i tatuaggi sono aumentati ma è cresciuta, e tanto, anche la sua personalità. I trofei in giro per l’Europa e con l’Argentina gli hanno consentito di avere un palmares e una leadership fuori dal comune tanto che la Roma, senza Dybala, i rigori li fa battere a lui.

Nonostante un avvio lento, complici i tanti mesi con poche partite e le difficoltà strutturali della Roma, con il passare delle settimane Paredes si è caricato la squadra sulle spalle senza mai voltarsi indietro. L’arrivo di De Rossi, di cui indossa l’amata 16, lo ha aiutato, ma gia nelle ultime settimane con Mourinho si vedeva che le gambe giravano meglio e la testa era più libera.

L’unico aspetto da migliorare è quello relativo ai cartellini: 18 ammonizioni e un’espulsione sono un bottino severo, con 15 gialli è il più “cattivo” della Serie A e su questo dovrà lavorare in vista del prossimo anno.