Nesta: “Totti? E’ meglio decidere da soli che far decidere gli altri. Alla sua età è competitivo, cosa rara”

Alessandro Nesta, ex difensore della Lazio, è stato intervistato dal Corriere dello Sport ed ha parlato anche di Totti. Queste le sue parole:

Mi ricorda il primo incontro con Totti?
«Totti, che storia! Il primo incontro fu in un Lodigiani-Lazio. Avevo otto anni. Ricordo che nella capitale, quando eravamo piccoli, Totti era già Totti, a otto anni. Perciò tutti già sapevano quanto fosse forte. E tutti avevano molte aspettative, incredibili per un bambino, però tutti ne parlavano. Ci ho giocato contro quando era alla Lodigiani, per due anni. Poi è passato alla Roma e abbiamo avuto tanti incontri. Ho avuto sempre un buon rapporto anche da piccolo con la madre, con il padre».

Come ricorda quella partita? In quella partita c’erano due futuri campioni del mondo, allora bambini di otto anni…
«Prima cosa: eravamo già capitani delle nostre squadre. Poi io allora giocavo a centrocampo. Lui era numero 10 già a otto anni e ricordo che in tutte e due le partite nelle quali ci siamo affrontati lui rompeva le scatole, calcisticamente. Era fortissimo».

Cosa pensa di quello che sta accadendo a Totti in questo momento? 
«Lo sto seguendo. Credo che quel momento arrivi per ciascuno. E credo che anticipare tutti da parte del giocatore sia la cosa migliore da fare. Quando si sente che il corpo non va più come prima e c’è un po’ di perplessità da parte della società, allora è meglio anticipare tutti. Decidere da soli, non far decidere ad altri».

Se avesse Francesco davanti adesso come su quel campo a otto anni cosa gli direbbe?
«Gli farei i complimenti. Alla sua età è ancora competitivo, cosa rara. Poi gli direi di uscire alla grande, di dire belle parole e chiudere quest’anno, fare una grande festa. L’uscita migliore che possa fare un campione del calcio come lui».

In campo, durante i derby, c’era molta rivalità tra voi due?
«Sì, ma sempre con grande rispetto. Io con Francesco ho avuto sempre un buon rapporto. Abbiamo giocato insieme in Nazionale ed è un grande amico, in campo e anche fuori. Quando vengo a Roma andiamo a cena. In campo grandi battaglie, però poi il rispetto reciproco. Ho voglia anche adesso di vederlo, di sentirlo. E’ un giocatore e una persona per la quale ho grande rispetto. Per altri magari no. Con altri in campo me le sono date e anche fuori gliele avrei date. Con lui no, in campo gliele avrei date, ma fuori considerazione immensa. E amicizia».

Quel litigio che dicono esserci stato in Nazionale dopo il “Vi ho purgato ancora” è vero o no?
«Lì un po’ di attrito c’è stato, però eravamo ragazzini, venivamo da una città dove la pressione nei nostri confronti era grandissima».

Che cosa è il derby, per due giocatori come voi?
«Io parlo per me. E’ una partita particolare, che io ho vissuto sempre male. Perché siamo cresciuti con l’incubo di questo derby. Quando avevamo otto anni tutti già parlavano di derby. Mi è capitato di giocare partite più importanti del derby, come la Champions League. Però ho sempre sofferto emotivamente il derby; veniamo da una città nella quale è più importante di tutto. Una pressione che uno vive male, perché condiziona molto. La vita privata e l’andamento della stagione professionale. Perciò troppa tensione. Non mi piaceva».

Quel derby in cui Montella le fece tre reti come lo ricorda? Con angoscia?
«Una delle partite peggiori o forse la peggiore che ho fatto in vita mia. Come ho detto, io soffrivo l’atmosfera tesa e velenosa del derby, ma quello fu particolare perché già c’era un’aria d’addio alla Lazio, si sapeva che la società aveva deciso di cedermi, mi avevano comunicato che mi avrebbero venduto perché avevano problemi economici. L’ho vissuta molto male, questa cosa. Sapevo che sarebbe stato l’ultimo derby, ero a disagio. Poi, nella giornata in cui ti senti un po’ così, becchi pure quello che ti fa tre gol…Però ogni giocatore credo abbia nella carriera una giornata di quelle. A me è capitata in quel derby, con Montella».

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