Le vere gabbie sono quelle degli inglesi

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Il Tempo (G.Giubilo) – Non bastasse il turnover di Garcia, ecco quello del tifo, o presunto tale. La più bella Roma della stagione, quella che aveva umiliato la Juve, non l’abbiamo più vista. Invece le immagini più deteriori non accennano a sparire, come quella offerta dagli scioperanti della curva Sud, non che se a logica e vuole che il diritto a incrociare le braccia spetti soltanto a chi lavora. In realtà, gli scontenti non rivendicano giustizia, ma si macchia di offesa alla società, che li ha privati di privilegi usurpati in passato, erano stati elargiti con dubbia generosità. Quei supporters erano stati ammessi a Trigoria, avevano avviato attività commerciali, si sentivano padroni.

Un po’ come i pretoriani di Ciarrapico, che il presidente spediva a minacciare anche fisicamente, chi si consentiva critiche alla più nefasta presidenza della storia romanista. Poi la Roma è stata rilevata dagli americani e la musica cambiata radicalmente. Oltreoceano il tifo è partecipazione correttezza, rispetto lontana ogni tentazione di violenza. La nuova proprietà non ha voluto cedere ai ricatti ha mantenuto posizione ferme e in linea con la logica civiltà. Non possono invocare sconti quelli degli accoltellamenti a Ponte Milvio, quelli degli agguati ai pullman degli avversari di turno sulla strada dello stadio. La protesta di domenica non ha senso, lede soltanto i diritti dei papà che vogliono avere i loro ragazzi vicini all’Olimpico. Senza manifestazioni pericolose a pochi metri. Le gabbie, quelle contestate, sono molto più tenere di quelle inglesi, che all’interno degli stadi ospitano i facinorosi nelle celle. Gliele invidiamo.

Ma purtroppo in Italia non li avremo mai. L’unico baluardo contro i teppisti restano la società e i suoi saldi propositi. Sembra giusto ringraziare James Pallotta e il suo staff con fatti nel sostenere la battaglia in difesa degli onesti.

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