Pagine Romaniste (A. Leopardi) – L’avventura di Gasperini sulla panchina della Roma ancora non è ufficialmente cominciata. Eppure è già chiamato a scalare l’Everest per conquistare il cuore di una piazza che, in partenza, non lo ama. Anzi. Nell’ordine, al tecnico di Grugliasco sono richieste le seguenti cose: ritornare in Champions – meglio se con una Europa League alzata al cielo -, valorizzare i tanti giovani – da Pisilli a Rensch e GournaDouath – e rivitalizzare quei calciatori finiti nel dimenticatoio. Uno tra tutti, Lorenzo Pellegrini.

Spento, spaesato e costantemente al centro delle polemiche. La stagione di Pellegrini, finita anzitempo per un infortunio, mette il capitano della Roma a un bivio. Che, senza infortunio, non ci sarebbe neanche stato. La cessione sicura è destinata a saltare, almeno in questa sessione di mercato, proprio per il suo stop che, involontariamente, regala una nuova opportunità al numero 7.

Gasperini è un mago a dare nuova linfa ai giocatori e il caso De Ketelaere è sotto gli occhi di tutti: bruciato dal Milan, rinato a Bergamo. Con Pellegrini, la situazione è però diversa. Lorenzo è romano e romanista, motivo per cui il lavoro da fare è ancora più profondo per un giocatore che, comunque, si avvia verso i 30 anni, da compiere proprio nel 2026. Quest’anno però, il capitano è diventato un giocatore capace di dividere proprio come il tecnico di Grugliasco quando è stato preso.

Allora sì, che questo è per lui veramente l’ultimo bivio con quella maglia addosso. Quella che pesa di più. Quella sognata per una vita. Quella che gli sta sfuggendo, proprio come la fascia da capitano che ormai lo identifica meno rispetto a Mancini. Il gol nel derby non può essere l’unico appiglio di una stagione. E non può essere l’ultimo bel ricordo di Pellegrini. Un giocatore che non è ancora pronto a salutare Roma. O almeno non così. Perché se dentro sta esplodendo, allora vuol dire che ha ancora da dare alla causa giallorossa.