Il Tempo – “Ma quel rigore era clamoroso”

FBL-ITA-SERIE A-ROMA-AC MILANDa una parte la rabbia di Garcia, che ormai ha capito come funzionano le cose in Italia e ha imboccato deciso la strada della protesta ad alta voce. Dall’altra l’invito di Baldissoni (in sintonia con le parole di De Sanctis) a lavorare sul gioco senza disperdere energie per cercare di cambiare quello che non dipende dalla Roma. Dichiarazioni che si scontrano nella triste serata conclusiva del 2014 giallorosso. Il rigore per la Roma era netto e Garcia non aspetta a dirlo. «C’era una mano clamorosa di De Jong nella loro area – attacca il tecnico – sembra strano che non sia stato fischiato il penalty. Io lo dico non da oggi, ma da tanto tempo: o mettiamo gli arbitri di area come giudici così che si prendano le loro responsabilità o è inutile averli. La partita di stasera è la clamorosa conferma. Rizzoli non ha nulla a che vedere con questa decisione». Un filo continuo con la vigilia rabbiosa del tecnico prima di sapere che la sua squalifica sarebbe stata congelata. «Quello che ho detto sabato lo ribadisco perché lo penso». Parola a Baldissoni: «La Roma deve pensare a giocare un buon calcio – l’analisi razionale del diggì – gli episodi fanno parte del gioco. Non possiamo controllare tutto, come gli avversari e la sfortuna. In questo ci mettiamo anche la svista dell’addizionale, ma dobbiamo concentrarci sul calcio. È stato un anno di successi e di buone cose realizzate, ma che segue la costruzione di questo progetto: il 2015 ci vedrà ancora al lavoro, sperando di essere protagonisti». Al netto delle polemiche, anche Garcia ha qualcosa da dire ai suoi dopo un pareggio al sapore di sconfitta. «Noi dobbiamo essere più bravi degli errori e segnare, la colpa è prima la nostra e poi degli arbitri anche se è vero che quel fallo doveva essere visto. Era comunque possibile fare meglio, abbiamo trovato un Milan difensivo e ancora più chiuso quando sono rimasti in dieci, noi abbiamo peccato di creatività senza Pjanic, ma rifarei le stesse scelte. Sono due punti persi». Come quelli con il Sassuolo e alla fine possono pesare tantissimo. «Abbiamo avuto l’occasione di segnare – prosegue l’allenatore della Roma – però abbiamo inquadrato troppo poco la porta e quando ci siamo riusciti Diego Lopez è stato bravo. Per come era la partita tatticamente, fare attacchi rapidi e ripartenze non era possibile. Solo Gervinho sa saltare gli uomini e creare superiorità, ma dovevamo essere più pericolosi sui calci d’angolo e sui cross, ed essere più presenti nell’area. Sono queste le cose da migliorare quando troviamo queste squadre chiuse. Dicono che sono in confusione? Quando vinciamo le partite noi allenatori siamo sempre bravi, se non ci riusciamo un po’ meno». Nessuna resa, però. «Parlerà il campo alla fine – sottolinea Garcia – siamo a tre punti dalla Juventus, l’anno scorso a questo punto ne avevamo 5 in meno e avendo giocato la Champions League significa che abbiamo fatto una prima parte di stagione eccezionale. A gennaio dovremo ripartire con la stessa voglia perché avremo ancora più partite da giocare. Il campionato è ancora lungo e non c’è niente di chiuso per noi, lotteremo su tre fronti». E ora una sosta benedetta per ricaricare le pile, anche se alla ripresa la Roma sa di dover subito fare a meno di Gervinho e Keita. «Abbiamo giocatori fortissimi a centrocampo e in attacco – spiega Rudi – quindi non sono per nulla preoccupato. La pausa è un bene, non si può giocare per dieci mesi di seguito. Solo in Inghilterra non si fermano e vedremo se nella seconda parte della stagione da loro ci saranno più infortuni». A Trigoria hanno già dato.

Il Tempo – A. Austini

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