Il laziale Giordano contro Totti: «Ha sbagliato tempi e modi»

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Il Tempo (G.Cherubini) – Bomber e capitano, trasteverino e laziale, Bruno Giordano è stato per anni un «monumento» biancoceleste. In realtà è un idolo ancora oggi, i tifosi lo vorrebbero volentieri in panchina, si tratta della classica storia d’amore senza fine. «Bruno facci un gol», era un coro della Nord di fine anni ’70, ha fatto innamorare il popolo laziale, ha rappresentato l’aquila per dieci anni. Numero 9 sulle spalle e centodieci reti con la maglia del cuore, fantasia e classe allo stato puro. Lazio e Napoli le tappe più importanti della carriera, l’attuale allenatore del Tatabanya (club ungherese) ha voluto commentare per «Il Tempo» il caso Totti. L’esplosione del capitano giallorosso, un’intervista al veleno rilasciata a poche ore dalla sfida con il Palermo. Nervi tesi con Luciano Spalletti, l’esclusione dalla lista dei convocati e ambiente spaccato in due, una situazione che rischia di diventare pericolosa. Bruno Giordano ha analizzato la questione, s’è concentrato particolarmente sul 10 della Roma. S’è schierato però dalla parte dell’allenatore, ha difeso la società.

Giordano, chiaramente la notizia è arrivata anche in Ungheria?
«Assolutamente sì, se ne parla da giorni. Io ho letto un po’, mi sono documentato, ho cercato di capire con attenzione. Sinceramente mi sembra una storia un po’ particolare».

Perché particolare?
«È completamente sbagliato il modo e il tempo dell’intervista rilasciata da Totti. Parlare così, a ridosso di una partita, non può che scatenare polemiche su polemiche. Serviva maggior equilibrio da parte del capitano giallorosso, io parto dall’idea che un grande campione debba saper riconoscere i propri limiti. E Totti è sempre stato un grande campione. Ha trascinato per anni la Roma, è il simbolo dei tifosi romanisti, la sua è stata una storia importante».

Maggior equilibrio in che senso?
«Io, quando ho smesso di giocare a calcio, l’ho deciso da solo. Non ho permesso a nessuno di farlo al posto mio, ho chiuso con lo sport che amo senza rimpianti, senza rovinare il rapporto con nessuno. Solitamente ci si dovrebbe comportare così: Totti ha dato tanto al calcio italiano, non può rovinare tutto e cadere in queste situazioni. Parlare in quel modo non fa bene a nessuno, nemmeno ai compagni di squadra».

Anche Giordano si sarebbe comportato come Spalletti?
«Ho condiviso il suo pensiero, l’ho ascoltato e letto in questi giorni attraverso tv e giornali. Decide sempre l’allenatore, è questo il mio parere. Nessuno è immortale, tutti prima o poi arrivano a fine carriera, purtroppo toccherà anche a Totti. Spalletti si è comportato nel modo giusto, ha lavorato e agito per il bene del club. Cosa avrebbe dovuto fare?».

E la società?
«Anche la società si è comportata correttamente. Da quello che ho capito, Totti nella Roma ha il futuro garantito: dirigente, vice presidente, osservatore, potrà fare quello che riterrà più opportuno. Trovatemi un altro club che ha intrapreso questo percorso con il proprio simbolo: lo ha fatto l’Inter con Zanetti, ma la Juve ha cacciato via Del Piero e il Milan ha lasciato andare Maldini. Quindi la società Roma s’è comportata non bene, ma benissimo con Totti».

Le bandiere non esistono più?
«Totti è un bandiera, se non lo fosse stato non avrebbe parlato in questo modo. È attaccato alla maglia, ha sudato e s’è impegnato per quei colori, ma esistono anche i rapporti. È fondamentale lasciare un buon ricordo e non buttare tutto al vento».

Lei crede che il rapporto sia compromesso per sempre?
«No, non penso proprio. Parleranno e chiariranno tutto con il passare delle settimane, ne sono convinto. Se avesse aspettato qualche giorno in più a dichiarare quelle cose, magari non sarebbe successo tutto questo. Sarebbe stato convocato da Spalletti e insieme avrebbero trovato una via d’uscita senza far troppo rumore. Invece è andata nel modo sbagliato, ma comunque nulla di definitivo. Tornerà a lavorare con i compagni e farà parte del gruppo, non ci sono dubbi. Poi a fine stagione si vedrà».

Lei andò via dalla Lazio dopo 10 anni. È vero che una volta il presidente Viola provò a portarla alla Roma?
«Non solo una volta, almeno in due occasioni. Un anno ero praticamente stato ceduto, la società aveva dato l’ok, ma io dissi di no per rispetto nei confronti dei tifosi laziali. Non sarei mai potuto andare alla Roma».

Il sogno di Bruno Giordano è sempre quello di allenare la Lazio?
«Si, ci spero, sono tifoso e quindi continuo a sognare. Ma adesso sto vivendo una grande esperienza con il Tatabanya. Poi un giorno chissà, vedremo».

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