Il Messaggero (V. Errante) – Da un lato la procura di Torino, dall’altro i dettagli sull’inchiesta rivelati in modo cadenzato da Fabrizio Corona. Al momento sono tre i calciatori che hanno ricevuto un’informazione di garanzia per le scommesse su siti non autorizzati: Nicolò Fagioli, Nicolò Zaniolo e Sandro Tonali. Ma l’ex re dei paparazzi, che aveva già rivelato il nome di Fagioli la scorsa estate, assicura di avere in mano una lunga lista di nomi e ieri, attraverso il sito di news Dillinger, ne ha chiamato in causa un quarto: Nicola Zalewski, terzino polacco della Roma, che, a quanto pare, sarebbe del tutto estraneo alle indagini, ma che potrebbe essere il primo dell’elenco di almeno “cinquanta” che lo stesso Corona dice di essere in grado di fornire.

La procura, invece, starebbe esaminando una decina di posizioni di calciatori, tre della Serie A. Il reato contestato prevede pene poco più che simboliche: si tratta dell’esercizio abusivo di gioco d’azzardo e scommesse, previsto dalla legge 401 dell’89, punito con l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda di 516 euro, una contravvenzione che è possibile estinguere con un’oblazione. Ma se dovesse emergere, e solo in quel caso, che le scommesse riguardavano il calcio, i magistrati torinesi manderebbero gli atti alla Procura federale. I tesserati non possono scommettere sugli incontri FigcUefa Fifa e gli effetti potrebbero essere pesanti, con una squalifica di almeno tre anni.

Intanto, in questura, a Torino, si lavora anche sull’informatore di Corona. E in mezza giornata è stato chiaro che la “talpa” del fotografo è vicina agli ambienti sportivi della capitale. Lui stesso, ieri pomeriggio, lo ha confermato in una conversazione diffusa sui canali social. I nomi di Tonali Zaniolo erano comunque noti da tempo alla squadra mobile e a palazzo di Giustizia. L’inchiesta, che si riferisce a giri di scommesse online non solo di natura sportiva, è aperta dal 2022. La prima comunicazione di Corona è stata il 2 agosto 2023, quando aveva affermato che il bianconero Nicolò Fagioli soffriva di ludopatia, senza però menzionare che a Torino era aperto, in gran segreto, un procedimento giudiziario.